30 giorni di Meredith


Lo dico con immodestia, ma con piena convinzione. Che cosa? Che ho ragione. Purtroppo. Nel dire questo il cuore è gonfio d’amarezza. Il cuore di chi pensa “ma sarà davvero così difficile essere intelligenti?”. E nemmeno molto intelligenti, ma giusto un poco. Basterebbe quel tanto che lo erano i nostri antichi quando pensavano e dicevano che i cattivi esempi sono la rovina dei giovani.
Parlando di ‘antichi’ non penso ai Greci o ai Romani, ma ai nostri genitori (di noi cinquantenni, sessantenni e oltre), quando ci mettevano in guardia dalle cattive amicizie, dalla frequentazione di quei soggetti che avevano fatto scelte riprovevoli nella propria vita, trovandosi così a pagare un prezzo spesso molto alto per le proprie scelte. “Non andare con quello o con quella, perché è un/una poco di buono” ci dicevano. Altri tempi, si dice oggi, finalmente tramontati, passati, finiti, morti. Oggi c’è libertà e il culto della libertà, poveri vecchi! Ieri dovevate essere a casa all’avemaria, oggi facciamo l’alba in discoteca. Voi la domenica dovevate andare alla messa, noi passiamo la notte in discoteca, tempio della baldoria e dello sballo, della libertà e della trasgressione, della pomiciata e del sesso estremo. La vita è questa signori: Il Sessantotto ce l’ha data e guai a chi ce la tocca!
Tutto questo m’è venuto in mente stamattina, alle 7,40 ca., quando ho sentito alla radio la notizia che Perugia ha fatto scuola a Parigi e che perfino la Città della luce, o forse anche la Città-faro del mondo, ci ha copiato. Copiato, certo, ma in parte anche corretto. Perché in qualche modo Parigi ha superato (e vendicato) Perugia. La provincialissima città umbra s’era attenuta al clichè tradizionale (lui uccide lei); la Ville lumière rovescia le parti e si affaccia sul domani: a uccidere sarà la donna: mica giusto, perbacco?!
No, non è giusto, non è meraviglioso: per niente! Questo, almeno, sembra a me, che pure ho vissuto tutta una vita augurandomi di poter vedere tempi migliori di quelli conosciuti. Certo sapevo che “chi pianta datteri non mangia datteri”, ma questo lo diceva un antico proverbio arabo che le nuove tecnologie hanno gettato nel cestino della carta straccia: oggi bastano pochi anni perché il dattero dia frutti a chi l’ha piantato.
Anch’io avevo sperato che i nuovi tempi avrebbero apportato cambiamenti profondi nel mondo in tempo utile perché anch’io li potessi vedere. Così non è stato. E per qualche innegabile miglioramento che s’è visto, molte più cose sono cambiate in peggio. Sulla terra e nel cielo, nelle pianure e sui monti, nella società e nelle famiglie. Se il bene cammina con passo lento e faticoso il male sembra possedere molte marce in più. I buoni esempi sembrano sedurre il cuore umano assai meno di quanto non riesca ai cattivi modelli, specialmente presso i più giovani. Chi non ricorda i massi dal cavalcavia, gli stupri di branco di minorenni su minorenni, la nuova ondata, quasi un’epidemia, di violenze sulle donne sole, di giorno e di notte, in luoghi isolati e in piena città, negli androni dei palazzi e perfino sui marciapiedi delle strade e delle stazioni e sui sagrati delle chiese?
Su questi fatti si gettano i media con una curiosità avida e morbosa, quasi godendo del fango e della turpitudine. Non avrà nulla a che fare col moltiplicarsi di questi fenomeni l’ossessivo interesse dei media per gli aspetti più scabrosi ed equivoci di quei delitti? A volte sembra d’assistere a un rito sado-maso che, ponendoti davanti al turpe e al sangue, cerca di restituirti una buona coscienza mediante l’orrore e il piacere d’aver preso parte al sacrificio della vittima designata. Ho visto, ho preso parte, ho condannato, ho fatto la mia parte: ora posso anche ricominciare.
D’altra parte che si pretende da noi?, obiettano stampa,TV, cinema e letteratura: noi non dobbiamo salvare il mondo, noi dobbiamo solo descriverlo. “I cittadini sono maturi e liberi di decidere e giudicare da soli” è l’aureo principio. Ogni censura attenta alla libertà, e dunque all’uomo.
Ebbene no! Lo sanno tutti che ci sono molti ‘immaturi, psicopatici, maniaci ai quali basta poco per perdere la tramontana. Il caso di Parigi insegna: «I vicini di casa hanno descritto la ragazza come dedita all’alcol e al sesso occasionale. “Era evidente che avesse qualche problema”, ha affermato uno di loro». Quale problema? Non è affar nostro. Se la veda con lo psicanalista. La mia coscienza è in pace. Prosit.

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