Il mio articolo di oggi, 10 novembre, mi ha procurate tre risposte di civilissimo dissenso. Per un opinionista è un riconoscimento al merito: non si sprecano parole per chi dice stupidaggini.
Tuttavia il rispetto dovuto agli obiettori mi obbliga a una risposta che darò ben volentieri, sperando di risultare convincente. Convincente non nel senso che alla fine tutti debbano concordare con la mia impostazione, ma piuttosto nel senso che essi possano quanto meno comprendere la legittimità del mio punto di vista. Se poi si vorrà tener conto che il punto di dissenso è uno solo, potrebbe voler dire che, chiarito quel punto, tutto il resto potrebbe anche essere condiviso. O almeno è possibile sperarlo.
Per ognuno dei messaggi di dissenso citerò una frase (senza il nome del mittente – non avendo chiesto il loro assenso, la riservatezza mi impone questa attenzione).
1. «Non ho il piacere di conoscerla… ma dopo aver letto il suo articolo sul Giornale dell’Umbria di oggi, mi sento di doverle dire che il Santo Padre non ha bisogno di consigli come lei fa alla fine dell’articolo, ma forse vuole solo conoscere ancora di più la situazione della Chiesa ascoltando tutti e non solo i dotti».
2. «Caro don Antonio, io non credo che il Papa voglia un sondaggio di opinioni per poi andar loro dietro, quanto piuttosto impegnare tutti a pensarci e a manifestere l’ autentico pensiero spsso non manifestato. Serve a conoscere meglio e a proporre vie di soluzione non a chiedere suggerimenti di “dottrina”».
3. «…anche quelli che chiamiamo maestri qualche volta hanno qualcosa da imparare da quelli che chiamiamo allievi. Mi pare che Francesco questo lo ha capito, e questo è, ai miei occhi, un aspetto non secondario della sua grandezza. Chi potrà mai sapere come sarebbe andato il mondo occidentale se tanti maestri fossero stati meno sicuri di se, e avessero ascoltato di più i fratelli, e il Vangelo?».
Tre diverse espressioni d’uno stesso pensiero: il papa ha fatto bene e noi siamo con Francesco; tre sfumature significative:
- il papa non ha bisogno dei miei consigli (risp.: ci mancherebbe!);
- il papa, finalmente, si pone in atteggiamento d’umiltà e si dichiara disposto ad ascoltare e ad apprendere (risp.: finalmente!);
- il papa ha finalmente appreso la lezione del Vangelo (risp. era ora!).
Obiezione che mi aspetto: e allora perché 10,315 battute per dire l’ovvio? Perché sprecare un’intera pagina di giornale, per dire ciò che già tutti sanno bene? e poi, da dove questa presunzione di dare consigli al papa?
Ecco allora la mia risposta: Nessuna intenzione di dare consigli al papa: Se potessi arrivare a dargliene, sono sicuro che ascolterebbe anche me.
Sono assolutamente sicuro anch’io che il papa sa già ciò che vuol fare e dove vuole arrivare.
Nella sua prudenza egli però sa bene anche che le rivoluzioni riescono meglio se condivise dai più.
Sempre nella sua esperienza di uomo che ha vissuto abbastanza, egli sa che i sondaggi, oltre che (e a volte più che) a sondare i pareri, servono a far passare certi messaggi perché intanto se ne cominci a parlare, si provochino incontri, si aprano dibatti, si aggiusti un po’ meglio il tiro e la rivoluzione potrà riuscire meglio e più rapidamente.
Eppoi: c’è davvero tra i miei lettori chi pensa che io possa sperare che le mie parole giungano a Francesco?
Sono mica Scalfari io, e il Giornale dell’Umbria, di cui pure ho un ottima idea se no non ci scriverei di sicuro, non è certo laRepubblica.
Ho ricevuto anche un’altra email, oggi, e questa di pieno consenso. Anzi entusiastico. Che mi ha fatto grande piacere perché viene da una lettrice di Roma (umbra però di nascita), eccellente scrittrice di saggi e di racconti, la quale mi scrive:
4. «Ho letto quasi avidamente questa lettera, don Antonio carissimo, perché alla notizia del sondaggio del Papa ho pensato: Come Berlusconi?
Credo che l’abbiano promosso quelli che in Curia razzolano il berlusconismo. Ho pensato che sono tanti se Francesco non ha potuto fermarli. Speriamo che ascolti i suoi consigli.».
Alla gentile Lettrice devo ripetere purtroppo ciò che ho fatto presente sopra: purtroppo non c’è nessuna speranza che Francesco legga i miei articoli.
Ma qui a dirlo, stavolta sono io: fortunatamente non ne ha alcun bisogno, lui sa cosa fare: “fare di testa sua, dopo aver dato a vedere che ha ascoltato tutti”. Perché se ne può essere certi, alla fine seguirà il suo genio, qualunque cosa dicano i sondaggi e, soprattutto, quelli che leggono i sondaggi.
Grazie a tutti comunque della pazienza. E al prossimo articolo.
Una buona settimana a tutti.