Se papa Francesco ci parla ancora di Gesù

Dicono che il cristianesimo sia la religione più diffusa e condivisa nel mondo e che il cattolicesimo sia la confessione cristiana più numerosa nel mondo.
Dicono che l’Italia sia la nazione più cattolica al mondo, con Spagna, Irlanda e Polonia che seguono a ruota.
Dicono che anche l’America latina, nata dalla dominazione spagnola e portoghese, non scherzi in fatto di cattolicità. Lo dicono ancora o forse solo lo dicevano?
E gli argomenti sui quali quei “dicono” si basavano valgono ancora oggi, o appartengono solo a un mondo che fu?
Oggi ho letto su La Stampa di Torino un articolo che informa che, se le cose dovessero andare avanti come vanno ora, entro una decina d’anni l’Inghilterra potrebbe non essere più una nazione a maggioranza cristiana e che già ora giace in quel parlamento una proposta di legge per togliere dalla bandiera inglese la croce di san Giorgio per non offendere i sentimenti di chi, nel Regno unito, anche fra i natives, non si riconosce più nel credo cristiano. E che il giorno del sorpasso fra islamici e cristiani nella terra di Albione, non è lontano: basta pensare che l’età media dei cristiani inglesi è di 63 anni, mentre fra i musulmani sudditi di Sua Maestà la Regina, è di appena 25 anni. A questo si aggiunga che la fertilità delle coppie islamiche è tuttora incomparabilmente maggiore di quelle cristiane, (anche se è probabile che, europeizzandosi, gli stessi islamici finiranno con il contenersi un po’ più con le nascite).
Ci può essere del vero nella previsione. Per esempio: ha ancora senso parlare di cattolicissima per Spagna, Irlanda, Polonia, o peggio ancora, parlare per la Francia di figlia primogenita della Chiesa? I primi a protestare sarebbero proprio i francesi.
Tutto ciò fu o, forse meglio, poté essere vero. Oggi no di certo. Dopo Zapatero la Spagna cattolica ha saputo collezionare un montón (un mucchio) di rovine, avendo aperto le sue porte a una legislazione fra le più laiche e disinibite del Vecchio Continente. Ma ciò che vale qui per la Spagna, vale ormai, in quasi uguale misura, per molte legislazioni dell’Occidente cristiano nelle quali sono ormai presenti leggi assai “permissive” in fatto di divorzio, di aborto, di fecondazione assistita, di eutanasia, di matrimoni fra omosessuali e di adozione di figli da parte degli stessi. Un comune denominatore va visto anche nel calo generalizzato della pratica e delle pratiche religiose, con punte da vertigine, se bisogna credere a un cronista che pochi giorni fa dava come percentuale della pratica domenicale in vaste parti della Francia intorno all’1,5%. Manco di immediati riscontri, ma a dar credito alle più documentate statistiche italiane vengo a sapere che nelle periferie delle grandi città italiane la frequenza ai sacramenti si aggira attorno al 2%: la Francia, matrice e culla indiscussa del laicismo europeo, non è poi così lontana.
Il discorso vale poi, secondo molti osservatori, per la gran parte dell’Europa. La risposta, a esorcizzare la minaccia, dice che se questo può essere vero per il Vecchio Continente, la realtà appare molto diversa per l’Africa, per certe regioni dell’Asia, per lo stesso Sud America, che pure dell’Europa cristiana è quasi prolungamento e replica data la sua matrice iberica (Spagna e Portogallo come potenze colonizzatrici).
Anche a me è capitato di attraversare periodi in cui il futuro mi appariva scuro assai, carico di nuvole dense e tempestose. Oggi, fortunatamente, mi accade un po’ meno. Non che sia cambiato il mondo intorno a me, e il mondo come regno del peccato e del male che resta tuttora “tutto sottomesso al maligno” (1Gv, 5,19), ma l’ormai lunga esperienza di vita, mi consente di continuare a credere che, malgrado tutto il male del mondo, ci sia ancora posto per la speranza. Una «speranza contro ogni speranza», come per Abramo (Rm 4,18).
E sì, perché a noi viene chiesto proprio questo: di conservare la speranza contro ogni motivo per perderla, anche se i motivi per perderla sembrano molti di più e molto più forti di quelli che ci consentono di conservarla. Perché come fai a conservare la speranza in un mondo in cui si sopporta ancora e anzi si difende un tiranno sanguinario come Bashar al Assad che trova sempre un demonio più demonio di lui che lo sostiene e ne prende le difese davanti alla crescente insofferenza internazionale e all’avversione degli stessi Stati arabi, stanchi ormai anch’essi di sangue e di ferocia contro le donne, i vecchi, i bambini, i giovani e tutti i martiri dell’idea di libertà?
Né mancano casi anche più vicini a noi (anzi vicinissimi): esempi di nauseabonda corruzione etica, politica, manageriale davanti ai quali non basta più turarsi il naso, ma bisogna indossare proprio la maschera antigas per non rimanerne intossicati, anzi avvelenati del tutto.
Dove trovarli allora questi motivi di speranza? Ho bisogno che qualcuno me lo dica, che questi motivi me li indichi, che mi aiuti a vederli:
C’è chi mi dice: devi credere nell’uomo, o nell’Uomo se vuoi, o addirittura nell’UOMO! L’UOMO, l’unica cosa che siamo certi che esista e che possa aiutarci. Guardatevi indietro, ci dicono, e guardatevi attorno: tutto ciò che vedete altro non è che umano: anche il mondo che vi circonda, ormai un mondo finalmente umanizzato. Fate caso se mai ci fosse un Dio creatore, il mondo lo avrebbe completamente umanizzato: l’uomo, come “utilizzatore finale”, lo avrebbe gestito a suo vantaggio e utilità, sì che ormai lo avrebbe reso a sua immagine e somiglianza, prostituendolo alle sue necessità e convenienze: non fece questo la mitologia greca, divinizzando in altrettanti Dei dell’Olimpo tutti vizi e le virtù dell’uomo?
O ne volete un’altro assai più grande e terribile ancora? Vi va bene YHWH, il terribile Dio del Sinai, il Dio che per essere placato nella sua ira, ha bisogno del sangue di suo Figlio che gli dia soddisfazione per il peccato di Adamo e di tutti i suoi discendenti?
Dite di no, che non è di questo che avete bisogno? Forse allora è del Dio di Gesù di Nazaret che parlate? Del Padre che accoglie a braccia aperte il figlio prodigo? Che fa cadere di mano le pietre di quelli che vogliono lapidare l’adultera? Che ci dà il suo stesso Figlio, perché venga a insegnarci la religione dell’amore, pur sapendo che noi gliel’uccideremo? Quel Figlio che ci dirà di amarci come Lui ci ha amati fino a morire per noi? Ebbene questo Dio già esiste: è proprio lui, Gesù di Nazaret, una cosa sola col Padre e con lo Spirito che è amore.
Solo che possiate credere in Lui, fidarvi di lui, innamorarvi di Lui, questo è il Dio che il cristianesimo vi propone, vi predica, vi offre.
Solo vi avvisiamo: è un Dio esigente, forse un po’ troppo per molti di voi. Non è uno zuzzurellone. Non è uno che va pazzo per le cubiste, non frequenta le prostitute, non gli piacciono né i Pilato, né i Caifa, né gli Erode. Anche se li ama tutti e tutte. Anche se è morto per loro.
Ed è un Dio che prepara già la sua rivincita. Fate caso: è bastato che sul balcone di San Pietro in Roma apparisse un uomo che si inchinasse a invocare benedizione prima ancora che a darla, che svestisse le scarpe rosse e gli ermellini, che deponesse gli ori, e decapottasse la papamobile che il mondo intero va in visibilio per lui. E se fosse proprio questa la strada? Ma dovrò tornarci sopra.


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Commenti

Una risposta a “Se papa Francesco ci parla ancora di Gesù”

  1. Leonardo

    Gentilissimo Don Antonio,
    io mi chiedo e Le chiedo: è sufficiente che il mio Parroco, il mio Vescovo, il Papa cambino abito per mandare in “visibilio” i fedeli? Anche Papa Giovanni XXIII entusiasmava il mondo, eppure usava la sedia gestatoria.
    Allora, io credo che, essenzialmente, è da ricercare nella “disponibilità”, nella “carezza” del Papa che ha fatto e continua a fare al mondo intero. E’ da individuare, anche, nella speranza che a noi fedeli ha dato: che il tutto venga recepito dai Vescovi e dai Preti.
    Cordialità,
    Leonardo