Dio: il nome. Il concetto

Parlare di Dio non è facile. A volte ti pare di non sapere neppure di che parli. Non sai nemmeno se è un nome proprio o un nome comune. Se è un concetto reale o un semplice flatus vocis, un suono senza un preciso contenuto. O una pura astrazione. Abbiamo creato le fate, i minotauri e i cavalli alati e su di essi abbiamo costruite favole mirabili e miti immortali. Non per questo pretendiamo che esistano. Non potrebbe essere lo stesso del concetto di Dio?
E parlando di Dio: io credo che sia ragionevole pensare che neppure Dio sappia quanti dèi abbiamo saputo dargli per compagni. Ogni popolo, ogni razza, ogni cultura, ogni religione ogni mitologia ha i suoi. Eserciti di dèi.
Giove e Apollo, Venere e Minerva, Saturno e Giunone sono dèi del pantheon greco latino; che Tlaloc e Quetzalcoatl sono dèi aztechi; che Osiride, Iside e Nefhti sono dèi egizi; che Brahma, Visnù e Shiva costituiscono la Trimurti indiana ecc.
Diverso il discorso le grandi culture monoteiste dell’area mediterranea (allargata fino all’Arabia). Pare impossibile, ma per le tre culture dominanti (semita, araba e greco-latina) si parla di un solo Dio, per tutte e tre, anche se i nomi sono diversi.
L’ebraico conosce due diversi termini per indicare Dio: El, la forma più arcaica, sta per il nome comune della divinità, l’equivalente del nostro Dio: nome comune a quasi tutti i popoli e culture del mondo semitico, va bene per ogni divinità, anche pagana. A El si ricollega, distinguendosene, Elohim. Infatti El è un nome comune singolare, Elohim è un plurale, quasi un Signore dei signori, un concetto che torna più volte nell’Antico Testamento: Dio degli eserciti (delle potenze celesti, Sal 58,6; Is 1,24…), Re degli dèi (Est 4,17r), Dio degli dèi (Dn 2,47), o anche Re dei re e Signore dei signori (Dt 10,17; Sal 135,3; 1 Tim 6,15; Ap 1,8.17; 21,6; 22,13), l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine (Is 41,4 e Ap 1,8.17; 21,6; 22,13). Nome proprio della divinità personale e suprema è al tempo stesso riconosciuta (nell’intera aerea mediorientale) come nome comune a tutti gli dèi e agli idoli di ogni mitologia: la sua forma plurale non implica una pluralità di dèi, ma forse la possibile «traccia d’una concezione semitica comune, che percepisce il divino come una pluralità di forze» (X.Léon-Dufour).
Potrebbe nascerne un problema: Dio o dio? Maiuscola o minuscola? Alla domanda offre una risposta assolutamente adeguata l’appena citata parola del profeta Daniele: Dio degli dèi. Maiuscola quando la parola viene usata per indicare il Dio unico e personale che non ammette altri dèi né accanto né in concorrenza al Dio unico. L’autore sacro non ha dubbi: Lui solo esiste; tutti gli altri sono solo ombra, errore e vanità.
C’è un episodio nella sacra Scrittura che ci dice molto su questo punto: l’episodio del roveto ardente nel quale Mosè chiede alla voce che gli sta parlando quale sia il suo nome. La risposta di Dio è sorprendente: «Io sono colui che sono» e, subito, di rinforzo, «Io–Sono» (Es 3,14). Come dire: perché mi chiedi un nome? Un nome lo hanno “i molti quando sono simili” per distinguersi gli uni dagli altri. Dio non ha nome, perché nessuno è simile a lui. Dio non deve distinguersi da nessuno: basta Io-Sono, perché dice tutto ciò che si può dire di me; come potrebbe non esistere Io-Sono? Come potrebbe non esistere chi è l’Essere stesso? Io sono “condannato” a esistere, perché tutto possa esistere.
Comune a Ebrei e a Cristiani, il Dio di Abramo è anche il Dio del profeta Maometto, in arabo Allah (“Al-ilāh”), il cui titolo più proprio e geloso è “Allah è il più grande”. Conosciuto anche per essere il Dio dei 99 nomi (Il Misericordioso, Il Compassionevole, L’Eterno…). Ma Allah, a differenza del semitico El (con il quale è evidentemente imparentato) e del greco-latino Theós-Deus, è un nome proprio predicabile solo dell’unico vero Dio. Non ha né genere (dio, dea) né plurale (dèi). Allah è L’Uno e L’Unico, Il Primo e L’Ultimo (4 dei suoi 99 nomi).
Quanto agli dèi ce n’è per tutti i gusti e per tutte le esigenze: ogni popolo e ogni cultura ha i suoi pantheon e i suoi Olimpi: i suoi dèi benefici e malefici, dèi ìnferi e sùperi; della luce e delle tenebre, della terra dell’acqua, delle montagne e del mare.


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