Pentecoste 2011: la sfida e la risposta

Pentecoste 2011. Strani fuochi si annunciano e, mentre scrivo, si vanno già accendendo nella Città eterna, a Roma. Fuochi di festa o di minaccia, secondo i punti di viste e le diverse aspettative di ognuno.
Fiamme che dovrebbero ripulire la Città dei Cesari da tutto il ciarpame di superstizione e di ignoranza che vi si è accumulata sopra «poi che un galileo/ di rosse chiome il Campidoglio ascese/ gittòlle in braccio una sua croce e disse/ portala, e servi» (Giosuè Carducci, Sulle fonti del Clitunno).
Sarà un festoso esercito pacifico e pacifista che scorrerà come pittoresco e variopinto fiume in piena per le vie e le piazze cariche di storia e di gloria della Capitale d’Italia e del mondo cristiano. Saranno figure talune strane altre normali, le une vicino alle altre: mani e bocche di maschi che stringono mani e baciano bocche di maschi, bocche e mani di donna che baciano bocche e stringono mani di donna, acconciature stravaganti e coloratissime, calzoni attillatissimi o sbracanti fino al ginocchio, pance lasciate nude dai calzoni scesi a lambire il pube di lui e di lei ben oltre i limiti dei mitici jeans jesus degli anni Settanta. Saranno baci ostentati, insistiti, prolungati fino allo sfinimento purché siano davanti a una telecamera, se no che gusto c’è se non urta e se non dà fastidio ai preti, ai benpensanti e soprattutto a lui, al papa di Roma, il vero destinatario del circo romano: e peccato che Piazza san Pietro non sia territorio italiano, se no sai il gusto a celebrare proprio lì, sotto l’obelisco e davanti alle finestre papali l’orgia dell’orgoglio omosessuale, gioiosamente uscito dall’Egitto della discriminazione, dell’emarginazione e della persecuzione verso la terra promessa della piena legalità.
Oltre ciò, oggi sarà a Roma, a dar volto voce e corpo al grande anelito libertario, una star di livello mondiale, una diva, anzi oggi forse “la diva” che sta ormai superando il mito della Ciccone (scusate ma non mi va di dare a quella donna un nome d’arte che è uno scippo ai danni di Colei che solo lo merita, la Madre di Gesù di Nazaret); la donna che deve molto del suo successo all’uso spregiudicato e blasfemo che essa ha fatto dei simboli più cari a noi cristiani come croce, rosario e i sacri nomi della nostra fede, con i quali ha imbrattato anche l’innocenza della figlia. Mi si scusi lo sfogo, ma come ogni uomo di Stato che si rispetti avrebbe il dovere di insorgere contro il vilipendio della Bandiera e della Patria, così un uomo di Chiesa ha il diritto e il dovere di insorgere contro chi gli infanga i simboli più sacri della sua fede.
Torniamo dunque alla diva che stasera sarà il centro della manifestazione omo (non amo usare la parola gay, perché questa parola significa gaio, lieto, felice, e a me non va proprio di vedermene espropriato: sì perché (non mi crederete) anch’io mi sento gaio, lieto, felice pur non avendo proprio nulla dell’omo[sessuale]. Cerco anche di nutrire la massima comprensione verso la loro natura e le loro inclinazioni, ma non mi va quando mi sbattono in faccia le loro sbavature; lo stesso direi se a sbavarmi fossero due etero.
Dove voglio andare a parare con questo discorso? È al Circo Massimo che voglio arrivare, perché lì avverrà stasera (per chi mi legge sarà già avvenuto) qualcosa che rientrerà di prepotenza in quella categoria di segni che Gesù ha chiamato “segni dei tempi”. In campo medico li chiameremmo anche sintomi, segni che dichiarano o che rivelano qualcosa di latente, di non evidente per sé stesso, ma che di tutto ciò che appare è la causa scatenante.
Da questo punto di vista anche il sintomo più inquietante può essere una benedizione: avvertendo il dolore, o vedendo l’enfiagione, o palpando il nodulo sotto il seno o l’ascella tu sospetti la presenza di qualcosa che ti minaccia. La tua prontezza nel ricorrere al medico, nell’arrivare presto a una corretta diagnosi può salvarti la vita.
Così è per i “segni dei tempi”. Ce ne possono essere di consolanti e incoraggianti e dei severi e minacciosi. Essi sono sempre, comunque, un dono. Servono a renderci consapevoli d’un pericolo che incombe. Un allarme che dobbiamo prendere sul serio. Come Fukushima e la primavera araba, anche Lady Gaga e l’europride sono segni dei tempi che gli uomini di Stato e quelli della Chiesa dovrebbero saper leggere e decifrare prima che sia troppo tardi. Un discorso forse troppo grande per poterlo affrontare in duemila battute. Proverò a dire l’essenziale.
Si ritiene, più o meno, che la Terra sia vecchia di quattro miliardi di anni. Ciò vuol dire che la natura ha impiegato quattro miliardi di anni per prepararci una casa. L’uomo sapiens sapiens non ha più di 35-40mila anni di storia e fino a circa 100-200 anni fa le cose sono andate avanti non troppo male per il pianeta (diverso sarà il discorso per gli umani), ma da quando l’uomo ha cambiato marcia, il pianeta stesso stenta a tenere il nostro passo. Guerre, certo, ce ne sono sempre state, stragi e crudeltà infinite, ma era la legge della natura animale, bruta, belluina per la quale è sempre il più forte a dettare legge. Ciò era vero anche per l’animale umano.
Le cose cominciarono a cambiare con l’apparire della civiltà e, con la civiltà, del diritto: un concetto arduo da assimilare e questo spiega tutti i ritardi nella crescita della civiltà e dello stesso diritto.
A dar manforte alle civiltà apparvero poi le religioni, tante. Diverse l’una dall’altra, quasi tutte specchio e strumento della civiltà di cui erano espressione. Fra queste il cristianesimo: la più audace, la più alta, la più ultraumana di tutte, perché fu e resta la più ardita di tutte, l’unica a proporre come ideale il superamento, anzi il sovvertimento della legge del più forte. L’unica ad aver predicato il perdono come superamento del diritto di pena, la carità come superamento della giustizia, la fraternità come ideale oltre la solidarietà, la gratuità oltre il pur giusto dovuto.
Questo ideale non è stato mai raggiunto, e l’approdo mai toccato. Ma fino a qualche generazione fa questo rimaneva l’ideale a cui tendere. L’amore fedele oltre la passione, il sacrificio di sé oltre il guadagno, il servizio invece del dominio. Sapevamo che non l’avremmo mai raggiunto, ma almeno ne rimaneva l’aspirazione.
Oggi l’unica novità che ci viene proposta è l’abbandono dell’ideale. Impossibile, dunque frottole. La forza, il potere, il guadagno, il piacere, il capriccio, l’arbitrio, il superfluo, l’esagerazione, lo spreco, il lusso per sbalordire: questo è tutto ciò che conta. «Il lusso è un diritto» predica oggi una pubblicità: qualcuno ha sentito mai qualcosa di più osceno, quando si sa che ogni anno sono decine di milioni i morti per fame e altrettanti per sete?
E ora a te, Chiesa: come puoi chiederti ancora come fare per ri-evangelizzare l’uomo del nostro tempo? La strada la sai, eccola. Non perdere altro tempo a interrogarti: scendi in strada, in piazza e predica questa Parola che è la tua da sempre. Basta litigare sui dogmi. L’unico dogma che l’uomo oggi può capire è l’AMORE. Tutto il resto o “è silenzio” (Amleto) o è «bavardage» (cicaleccio, Carmen) o «viene dal maligno» (Gesù).


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