Ci mancava solo il Cristo nudo di cioccolata

Bisogna ammetterlo: se ne sentiva la mancanza. In fondo, se in Sicilia ogni anno per pasqua sono in vendita gli agnelli pasquali di marzapane, perché a New York non si dovrebbe poter esporre all’adorante ammirazione dei visitatori del Manhattan Lab Gallery, ospitata nei locali del Roger Smith Hotel, un altro simbolo pasquale, il crocifisso di cioccolata?
Un crocifisso con la c minuscola del resto, un dolce anche questo, tutto da mangiare, mica da portare in chiesa! Un consiglio: prendetela come una meritoria contestazione o anche una violenta denuncia contro tutte le efferatezze di cui il mondo occidentale si è reso colpevole contro i ‘coloured’ – negri, indios, meticci, pellirosse –: uomini di colore, esseri inferiori, sfruttati, calpestati, resi schiavi; esseri di cui si dubitava se avessero l’anima, senza dignità e senza altro valore che quello che veniva dal fatto d’essere forza di lavoro gratuita e, se di donne si trattava, dalla loro rassegnata e gratuita disponibilità a soddisfare le voglie del padrone e della sua maschia prole. Guardatelo così, da questo punto di vista e forse lo potrete anche accettare, perfino con la sua nudità totale (non è mica il primo caso del resto) e con l’esposizione del suo molto realistico sesso, di cui sono anche evidenti i segni della circoncisione.
Certo quel titolo My sweet Lord (mio dolce Signore), dove il “dolce” suona stomachevolmente ambiguo, forse irridente, potevano evitarlo! Una irrisione pesante, resa sacrilega dall’invito a mangiarselo una volta finita la mostra. Del resto, però, non si mangiano forse gli agnelli pasquali di Favara (AG)? Certo questi, nella loro prima origine, erano uno struggente segno di devozione, che è del tutto estranea al nostro scultore, il canadese di origine italiana Cosimo Cavallaro.
Dovessi tentarne io una lettura? Proporrei cinque chiavi: un consapevole ‘atto di aggressione’ alla fede dei cristiani; interesse pubblicitario; totale mancanza di buona educazione; disprezzo per la fede altrui; cinica volgarità dissacratrice e irridente. Mio dolce Signore? Questo sì che è ‘dolce’, non quello dell’altare. Quale la più giusta? Tutte.
La battagliera Catholic League ha reagito: una «bancarotta morale» e «uno dei peggiori assalti alla sensibilità religiosa» dei cristiani, ha sentenziato. La mostra è saltata. Annotava il leader della Catholique League: «Pensate voi se avesse esposto una statua di Maometto nudo e con i genitali esposti durante il Ramadan»! Tranquillo, non lo farà mai. I musulmani sono altra pasta. Con loro non si scherza. Qualcuno ha provato a farlo, e mal gliene incolse, anzi, ‘ce ne incolse’! Molto meno rischioso scherzare con i cristiani.
Tu vuoi mettere le braghe alla libertà d’espressione, mi scriverà qualcuno? È possibile. Pazienza. Ma poiché io difendo la libertà di tutti in fatto di religione, mi piacerebbe che si rispettasse anche la mia. Anche perché l’alternativa non sono l’Islam o Buddha, l’alternativa è un mondo senza Dio e i segnali che lo annunciano non mi sembrano, in verità, confortanti.
Non è certo Dio che insegna ai ragazzini a violentare le loro compagne di scuola e a mettere in rete le immagini delle loro bravate; non è certo Dio che ci dice che quanto più bulli siamo tanto più valiamo; che tanto meglio vivremo quanto più saremo disposte a venderci tutte, anima e corpo, ai mediatori di carriera e di successo (o soprattutto di illusioni) in TV o sulla carta patinata. Bambini che uccidono i compagni, che minacciano di uccidere la maestra che li riprende (sui giornali ieri), ragazzi che si schiantano per le strade imbottiti di alcole e droga, bulletti che si divertono a lanciar massi dai cavalcavia su gente ignara che gli passa sotto…
Li sento dire: liberarsi di questo è possibile anche negando Dio e dando fiducia all’uomo. Sia pure: ma allora perché farci la guerra tra «uomini di buona volontà», invece di federarci insieme in una campagna comune per il vero progresso dell’uomo? Se io credo in Dio e tu no, ma vogliamo le stesse cose, perché non lavoriamo insieme invece di farci la guerra?
O c’è qualcos’altro che ci divide? Forse sì; forse qui sta il problema: lo sappiamo, ma non lo vogliamo ammettere. C’è qualcosa in Cristo che dà fastidio. O forse no, non in Cristo, ma qualcosa che ha a che fare con lui. In fondo che ci ha fatto lui di male? È morto in croce per me? Peggio per lui, poteva risparmiarselo. Per salvarmi, dite voi? E da che? A me va tutto bene così: mi piace tutto, il mondo, la vita, le cose, il sesso (quello poi!), la musica, l’arte, la scienza! Il denaro! L’unica cosa che non mi piace è il dolore, la malattia, la morte, la povertà. Poteva risparmiarselo sì, però non mi dà alcun fastidio, lui! Forse quelli che gli stanno intorno, loro sì mi danno fastidio: questo no, questo sì; questo non puoi, questo devi; questo è peccato, questo è virtù; così vai in paradiso, così all’inferno. E che cavolo! lasciatemi vivere come pare a me quando non faccio niente di male! O forse proprio qui sta il problema, che a voi paiono male tante cose che a me paiono proprio innocenti, anzi addirittura buone. Prendiamo i DICO: ma ‘dico’ io che male vi fanno? Messo in chiaro che non sono una famiglia, che non possono adottare figli (specialmente se omo), che non avranno riti di matrimonio ma solo un registro ‘anagrafico’, a voi che ve ne importa? Ecco capite adesso, perché ce l’abbiamo con voi, con la Chiesa? Prima almeno ci davate fastidio solo quando eravamo in camera da letto, adesso anche in cucina o in soggiorno. E perdinci! E allora succede che ce la prendiamo anche con lui, col Cristo, magari per fare dispetto a voi, e visto che voi ce lo rendete amaro, noi ce ne facciamo uno di cioccolata. Almeno quello sarà dolce. Difatti Cavallaro l’ha fatto col cioccolato al latte. Avevamo sperato che qualcosa con Bagnasco cambiasse: macché! Metteti l’anima in pace anche tu: la vostra generazione, la tua, quella di Martini e di quelli come voi, ha perso.
Riassunto del discorso di un cinquantenne cattolico impegnato.


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