Se questo è l’uomo, lasciatemi il mio Dio


14.12.1993: Aurora, in Colorado, un 19enne armato uccide tre adolescenti in un fast food;
20.4.1999: Columbine, ancora Colorado, due studenti uccidono un professore e 12 compagni;
17.4.2007: un killer uccide 32 persone nel campus del Virginia Tech durante le lezioni;
27.2.2012: Cleveland, Ohio: in una caffetteria un ragazzo uccide 3 persone;
2.4.2012: Oakland, California: uno studente della Oikos University spara in un aula e uccide 6 persone;
20.7.2012: Aurora, Colorado, alla prima di un film un uomo mascherato spara sui presenti: 12 morti e 58 feriti.
Ieri:14.12.2012: in una scuola di Newtown, Connecticut: un 20enne spara ammazzando 28 persone fra i quali i suoi due genitori e soprattutto venti bambini dai sei anni in giù.
Fate il conto: sono 95 morti.
Tutto questo solo negli Stati Uniti d’America. Quanto agli europei, hanno saputo fare di meglio: Ricordate in Norvegia? Uno solo ne ammazzò una settantina. Alla fine chiese scusa perché ne aveva ammazzati troppo pochi!
Quanto all’Italia, cambierò mattatoio, trasferendomi nelle case degli umani “normali”: mi limiterò a ricordare che quasi ogni giorno si aggiungono unità alle unità, quasi le donne fossero vittime sacrificali sull’altare della passione del maschio.
Notate per favore, la frequenza delle stragi: 4 solo quest’anno! Più quella delle donne. Può bastare? Può bastare.
A che cosa miro? A tentare di dare una risposta a una domanda che mi ha posto un amico proprio ieri: «Come spieghi, cosa rispondi a chi ti chiede “ma che fa questo Dio, se è vero che Dio c’è? Dove passa il suo tempo? Ai video giochi?”.
Gli ho risposto che no, Dio non ama i video giochi. Anzi, lui pensa che già basta, anzi avanza, il tempo che ci passano gli umani invece di pensare seriamente a come correggere il corso delle cose nel mondo. Dice Lui che la sua stessa fantasia sta entrando in crisi, vista la difficoltà che incontra, ogni giorno di più, nel trasmettere agli umani i suoi messaggi di salvezza sotto forma di inviti, appelli, raccomandazioni, esortazioni, ammonizioni e perfino qualche minaccia per richiamarli all’osservanza dei suoi comandamenti… tanto che quasi quasi anche Lui comincia a dubitare dell’efficacia della sua parola e dell’utilità dei suoi precetti, visto che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e che sono abbondantemente scaduti anche i tre mesi oltre i quali anche il cinese più paziente e tenace si convince che è del tutto inutile continuare a sprecar parole con chi non può o non vuole ascoltare.
A tal fine infatti il Creatore, secondo la nostra fede, ha mandato a noi profeti e uomini giusti (i santi) a indicarci per quale strade le vie della vita potranno essere rese sicure e tali da garantire agli umani una vita di pace e di giustizia già su questa terra e in questa vita. La via ha un nome facile facile: giustizia, e soprattutto amore. Dal loro incontro nascerà la pace. Se seguirete questa via, la vostra vita sarà più serena e sicura.
Ma l’uomo, prodotto d’un universo tutto fondato sulla legge fisica della prevalenza della forza maggiore su quella minore, non ha mai trovato agevole questa strada, e non ha mai trovato né la fede né la volontà né la saggezza per avventurarcisi e seguirla. Ha continuato a preferire ciò che l’istinto bruto e quello acquisito gli suggeriva: datti da fare, sbraccia, calcia, mordi, graffia, colpisci, spara, uccidi; o almeno usa la tua intelligenza per arraffare, guadagnare, accumulare, arricchirti, aumentare il tuo potere; che fare dei tuoi simili?: quelli che puoi: sottomettili; quelli che ti resistono: eliminali. Questo il piano A predisposto dall’uomo.
Poi, per chi non ha forza abbastanza per seguire questa via dei Giganti, ci sarà un piano B per gli ominicchi e i quacquaracquà: quelli che non puoi eliminare, vieni a patti con loro: o facendoteli alleati, o con patti di non aggressione. In questa alleanza necessitata, cerca di avere sempre la posizione più forte, o almeno fra le più forti. La tua sia sempre comunque una pace armata. La pace solo la forza la potrà imporre. Il diritto è roba per i deboli. E ricordati che di forza non c’è solo quella dei muscoli o delle armi, ma anche, e soprattutto, quella dell’intelligenza; e quella del denaro.
Vuoi sapere come si chiama questa via? Volontà di Potenza si chiama; la volontà di non accettare mai i propri limiti, la titanica aspirazione a superarsi, a varcare ogni confine, a infrangere ogni barriera. E soprattutto non accettare nessuno, non riconoscere nessuno che ti possa essere al di sopra: come i Titani, fa che nessun Giove possa mai importi un giogo, un limite, un freno. Non avrai altro Dio all’infuori di te! Sii sempre al di là del bene e del male!
Ecco allora il problema, quello vero, l’ultimo: che ci fa un Dio in un mondo così? A che serve? A chi serve un Dio tanto buono da risultare alla fine inetto e impotente? Se può bastare un uomo qualunque a dargli scacco, a spodestarlo dal suo trono, a scenderlo dal suo Olimpo o dal suo Paradiso, che potrò farmene io d’un Dio così? Se quando un pazzo, armato di quattro revolver, decide di fare una strage e può farla senza che nessuno glielo possa impedire; se venti bambini terrorizzati possono morire come sono morti quelli di Newtown, che me ne faccio io di un Dio come questo?
A noi semmai può piacere un Dio che umilia l’arroganza di un Eliodoro che viene cacciato dal Tempio che era andato a depredare di ogni suo tesoro; un Dio che fa rimanere secca la mano del ladro, che fa stramazzare al suolo l’assassino, che fa rompere l’osso del collo del mascalzoncello che vuol entrarmi in casa di notte dal balcone, che fulmina il maniaco che stupra la vergine e via dicendo… Ma Dio non fa niente di tutto questo: allora che ci sta a fare? A che mi serve un Dio come questo? Facile allora concludere: se Dio non serve a niente, vuol dire che Dio non c’è.
Ma è proprio qui che io, invece dico: Non toccatemi Dio! Non toglietemi anche Lui, per favore. M’hanno già ammazzato il bambino: ora voletemi togliere anche la speranza?
Lasciatemelo cullare sulle braccia, oggi quel corpicciolo inanimato, domani la sua memoria e la mia stessa speranza: la speranza di saperlo vivo in qualche parte che non importa ch’io sappia dove, purché sappia che c’è, che egli è vivo; che gli potrò parlare, che lui potrà ascoltarmi perché Lui l’ha promesso: Lui, sì, il Signore Gesù che ci ha assicurato che dove ora è Lui, là saremo anche noi.
Dite che non è sicuro, dite che non c’è certezza, dite che non ci sono prove che Dio esista né che ci sia un dopo per noi? E allora? Di quante cose siamo sicurI nella nostra vita? Non siamo da sempre abituati a vivere di speranza? E proprio di queste viviamo. Per fede. Credete davvero che io mi sono sposato proprio perché ero sicuro che quella era la mia strada? Per niente. Sapevo bene che era solo speranza; che qualche volta va bene e tante volte va male? Conoscete qualcosa nella vita d’un uomo che non sia legata alla speranza? Non toglietemela dunque: io vivrò per essa. Io vivrò di speranza. Di ritrovarlo. Di rivederlo. Di riabbracciarlo. D’essere con lui in quell’eternità dove nessuno potrà più separarci.
Questo io credo. Questo io spero. Di questo d’ora in avanti vivrò.

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