In questi ultimi giorni, sulla stampa si è tornati a parlare di Giuda, il discepolo traditore, quello del bacio, quello che è finito impiccato. Un traditore o un tradito? È lui che ha tradito Gesù, o è Gesù che ha tradito le speranze del discepolo. Ne dirò qualcosa fra una settimana. Intanto vi propongo un testo grandioso. Di don Primo Mazzolari, «la tromba dello Spirito Santo nella Valle Padana». Così di lui Giovanni XXIII, il «papa buono».
Antonio Santantoni
Miei cari fratelli, è proprio una scena d’agonia e di cenacolo. Fuori c’è tanto buio e piove. Nella nostra Chiesa, che è diventata il Cenacolo, non piove, non c’è buio, ma c’è una solitudine di cuori di cui forse il Signore porta il peso. C’è un nome, che torna nella preghiera della Messa che sto celebrando in commemorazione del Cenacolo del Signore, un nome che fa’ spavento: il nome di Giuda, il traditore.
Un gruppo di vostri bambini rappresentano gli Apostoli; sono dodici. Quelli sono tutti innocenti, tutti buoni, non hanno ancora imparato a tradirlo, e Dio voglia che non soltanto loro, ma che tutti i nostri figlioli non imparino mai a tradire il Signore. Chi tradisce il Signore, tradisce la propria anima, tradisce i fratelli, la propria coscienza, il proprio dovere e diventa un infelice.
Povero Giuda. Voi forse vi meraviglierete di questa parola che io dico per questo infelice discepolo che a un certo momento non ha potuto mantenere fedeltà al suo maestro. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. È uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi, questa sera, un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda.
Non vergognatevi di accettarlo come fratello. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore. Chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore, perché quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: “Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!” Anche in quel momento, quando tutto era già consumato del tradimento, perché quello era il segno che lui aveva dato, al gruppo dei soldati e dei servi dei sacerdoti che erano venuti ad arrestarlo: colui che io bacerò è lui. Prendetelo.
Amico! Questa parola che vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore, vi fa’ anche capire perché io l’ho chiamato in questo momento, seguendo appunto il linguaggio suggeritoci dal Signore: fratello. Aveva detto nel Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. Gli Apostoli son diventati degli amici del Signore: buoni o no, generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre degli amici. Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore. Giuda è un amico del Signore anche nel momento in cui, baciandolo, consumava il tradimento del Maestro.
Vi ho domandato: come mai un apostolo del Signore è finito come traditore? Conoscete voi, o miei cari fratelli, il mistero del male? Sapete dirmi come noi siamo diventati cattivi? L’abbiamo visto crescere il male, non sappiamo neanche perché ci siamo abbandonati al male, perché siamo diventati dei bestemmiatori, perché siamo diventati dei negatori, perché abbiamo voltato le spalle a Cristo e alla Chiesa.
A un certo momento ecco, è venuto fuori il male. Di dove è venuto fuori? Chi ce l’ha insegnato? Chi ci ha corrotto? Chi ci ha tolto l’innocenza? Chi ci ha tolto la fede? Chi ci ha tolto la capacità di credere nel bene, di amare il bene, di accettare il dovere, di affrontare la vita come una missione? A un certo momento l’apostolo è diventato un traditore, il cristiano è diventato un negatore, il battezzato si sbattezza; chi è stato segnato nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo incomincia a bestemmiare questi santi Nomi che l’hanno consacrato figlio di Dio, membro della Chiesa. Vedete, Giuda, fratello nostro!
Qualcuno però, deve avere aiutato Giuda a diventare il traditore. C’è una parola nel Vangelo, che non spiega il mistero del male di Giuda, ma ce lo mette davanti in un modo impressionante: “Satana lo ha occupato”. Ha preso possesso di lui, qualcuno deve avervelo introdotto. Quanta gente, anche nel nostro paese, ha il mestiere di Satana: distruggere l’opera di Dio, desolare le coscienze, spargere il dubbio, insinuare l’incredulità, togliere la fiducia in Dio, cancellare il Dio dai cuori di tante creature. Perché questa è l’opera del male, è l’opera di Satana. Ha agito in Giuda e può agire anche dentro di noi se non stiamo attenti. Per questo il Signore aveva detto ai suoi Apostoli là nell’orto degli ulivi, quando se li era chiamati vicini: “State svegli e pregate per non entrare in tentazione”.
E la tentazione è incominciata col denaro. Le mani che contano il denaro. Che cosa mi date? Che io ve lo metta nelle mani? E gli contarono trenta denari. Ma glieli hanno contati dopo che il Cristo era già stato arrestato e portato davanti al tribunale. Vedete il baratto! L’amico, il maestro, colui che l’aveva scelto, che ne aveva fatto un Apostolo, colui che ci ha fatto un figliolo di Dio; che ci ha dato la dignità, la libertà, la grandezza dei figli di Dio. Ecco! Baratto! Trenta denari! Il piccolo guadagno. Vale poco una coscienza, cari fratelli, trenta denari. E qualche volta anche ci vendiamo per meno di trenta denari.
C’è qualcheduno che crede di aver fatto un affare vendendo Cristo, rinnegando Cristo, mettendosi dalla parte dei nemici. Crede di aver guadagnato il posto, un po’ di lavoro, una certa stima, una certa considerazione, tra certi amici i quali godono di poter portare via il meglio che c’è nell’anima e nella coscienza di qualche loro compagno. Ecco vedete il guadagno? Trenta denari! Che cosa diventano questi trenta denari?
Ora guardate quest’uomo, Giuda, nella giornata di domani, quando il Cristo sta per essere condannato a morte. Forse Lui non aveva immaginato che il suo tradimento arrivasse tanto lontano. Quando ha sentito il crucifige, quando l’ha visto percosso a morte nell’atrio di Pilato, il traditore trova un gesto, un grande gesto. Va’ dov’erano ancora radunati i capi del popolo, quelli che l’avevano comperato, quelli da cui si era lasciato comperare. Ha in mano la borsa, prende i trenta denari, glieli butta, prendete, è il prezzo del sangue del Giusto. Una rivelazione di fede, aveva misurato la gravità del suo misfatto. Non gli servivano più questi denari. Aveva fatto tanti calcoli, su questi denari. Trenta denari! Che cosa importa della coscienza? Cosa c’importa essere cristiani? Cosa ci importa di Dio? Dio non lo si vede, Dio non ci da’ da mangiare, Dio non ci fa’ divertire, Dio non è la ragione della nostra vita. I trenta denari! E non abbiamo la forza di tenerli nelle mani. E se ne vanno. Perché dove la coscienza non è tranquilla anche il denaro diventa un tormento.
E allora un gesto, un gesto di grandezza umana. Glieli butta là. Credete voi che quella gente capisca qualche cosa? Li raccoglie. E basta.
La scena cambia ancora: domani, quando si scoprirà la croce, voi vedrete che ci sono due patiboli: la croce di Cristo; e un albero, dove il traditore si è impiccato. Povero Giuda. Povero fratello nostro. Il più grande dei peccati, non è quello di vendere il Cristo; è quello di disperare. Anche Pietro aveva negato il Maestro; e poi lo ha guardato e si è messo a piangere e il Signore lo ha ricollocato al suo posto: il suo vicario. Tutti gli Apostoli hanno abbandonato il Signore e son tornati, e il Cristo ha perdonato loro e li ha ripresi con la stessa fiducia. Credete voi che non ci sarebbe stato posto anche per Giuda se avesse voluto, se si fosse portato ai piedi del calvario, se lo avesse guardato almeno a un angolo o a una svolta della strada della Via Crucis: la salvezza sarebbe arrivata anche per lui.
Povero Giuda. Una croce e l’albero di un impiccato. Dei chiodi e una corda. Provate a confrontare, miei cari fratelli, queste due fini. Voi mi direte: “Muore l’uno e muore l’altro”. Io però vi chiedo: qual è la morte che voi scegliete, sulla croce come il Cristo, nella speranza del Cristo, o impiccati, disperati, senza niente davanti?
Miei cari fratelli, perdonatemi se questa sera che avrebbe dovuto essere di intimità, io vi ho portato delle considerazioni così dolorose, ma io voglio bene anche a Giuda; è mio fratello anche questa sera, Giuda. Pregherò per lui anche questa sera, perché io non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me. Io non posso non pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, questo abbraccio di carità, quella parola, Amico, che gli ha detto il Signore mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso pensare che questa parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore. E forse l’ultimo momento, ricordando quella parola e quel bacio accettato, anche Giuda avrà sentito che il Signore gli voleva ancora bene e lo riceveva tra i suoi di là. Forse il primo apostolo che è entrato insieme ai due ladroni. Un corteo che certamente pare che non faccia onore al figliolo di Dio, come qualcheduno lo concepisce, ma che è una grandezza della sua misericordia.
E adesso, miei cari fratelli, prima di riprendere la Messa, ripeterò il gesto di Cristo nell’ultima cena, lavando i nostri bambini che rappresentano gli Apostoli del Signore in mezzo a noi: baciando quei piedini innocenti, lasciate che io pensi per un momento al Giuda che ho dentro di me, al Giuda che forse anche voi avete dentro. E lasciate che io domandi a Gesù, a Gesù che è in agonia, a Gesù che ci accetta come siamo, lasciate che io gli domandi, come grazia pasquale, di chiamarmi questa sera, domani sera, sabato notte, Amico: perché la pasqua è questa parola detta a un povero Giuda come me, detta a dei poveri Giuda come voi, perché questa è la gioia: che Cristo ci ama, che Cristo ci perdona, che Cristo non vuole che noi ci disperiamo, che Cristo anche quando noi ci rivolteremo tutti i momenti contro di lui, anche quando lo bestemmieremo, anche quando rifiuteremo il sacerdote all’ultimo momento della nostra vita, ricordatevi sempre che noi saremo per lui sempre gli amici.
Un gruppo di vostri bambini rappresentano gli Apostoli; sono dodici. Quelli sono tutti innocenti, tutti buoni, non hanno ancora imparato a tradirlo, e Dio voglia che non soltanto loro, ma che tutti i nostri figlioli non imparino mai a tradire il Signore. Chi tradisce il Signore, tradisce la propria anima, tradisce i fratelli, la propria coscienza, il proprio dovere e diventa un infelice.
Povero Giuda. Voi forse vi meraviglierete di questa parola che io dico per questo infelice discepolo che a un certo momento non ha potuto mantenere fedeltà al suo maestro. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. È uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi, questa sera, un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda.
Non vergognatevi di accettarlo come fratello. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore. Chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore, perché quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: “Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!” Anche in quel momento, quando tutto era già consumato del tradimento, perché quello era il segno che lui aveva dato, al gruppo dei soldati e dei servi dei sacerdoti che erano venuti ad arrestarlo: colui che io bacerò è lui. Prendetelo.
Amico! Questa parola che vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore, vi fa’ anche capire perché io l’ho chiamato in questo momento, seguendo appunto il linguaggio suggeritoci dal Signore: fratello. Aveva detto nel Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. Gli Apostoli son diventati degli amici del Signore: buoni o no, generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre degli amici. Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore. Giuda è un amico del Signore anche nel momento in cui, baciandolo, consumava il tradimento del Maestro.
Vi ho domandato: come mai un apostolo del Signore è finito come traditore? Conoscete voi, o miei cari fratelli, il mistero del male? Sapete dirmi come noi siamo diventati cattivi? L’abbiamo visto crescere il male, non sappiamo neanche perché ci siamo abbandonati al male, perché siamo diventati dei bestemmiatori, perché siamo diventati dei negatori, perché abbiamo voltato le spalle a Cristo e alla Chiesa.
A un certo momento ecco, è venuto fuori il male. Di dove è venuto fuori? Chi ce l’ha insegnato? Chi ci ha corrotto? Chi ci ha tolto l’innocenza? Chi ci ha tolto la fede? Chi ci ha tolto la capacità di credere nel bene, di amare il bene, di accettare il dovere, di affrontare la vita come una missione? A un certo momento l’apostolo è diventato un traditore, il cristiano è diventato un negatore, il battezzato si sbattezza; chi è stato segnato nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo incomincia a bestemmiare questi santi Nomi che l’hanno consacrato figlio di Dio, membro della Chiesa. Vedete, Giuda, fratello nostro!
Qualcuno però, deve avere aiutato Giuda a diventare il traditore. C’è una parola nel Vangelo, che non spiega il mistero del male di Giuda, ma ce lo mette davanti in un modo impressionante: “Satana lo ha occupato”. Ha preso possesso di lui, qualcuno deve avervelo introdotto. Quanta gente, anche nel nostro paese, ha il mestiere di Satana: distruggere l’opera di Dio, desolare le coscienze, spargere il dubbio, insinuare l’incredulità, togliere la fiducia in Dio, cancellare il Dio dai cuori di tante creature. Perché questa è l’opera del male, è l’opera di Satana. Ha agito in Giuda e può agire anche dentro di noi se non stiamo attenti. Per questo il Signore aveva detto ai suoi Apostoli là nell’orto degli ulivi, quando se li era chiamati vicini: “State svegli e pregate per non entrare in tentazione”.
E la tentazione è incominciata col denaro. Le mani che contano il denaro. Che cosa mi date? Che io ve lo metta nelle mani? E gli contarono trenta denari. Ma glieli hanno contati dopo che il Cristo era già stato arrestato e portato davanti al tribunale. Vedete il baratto! L’amico, il maestro, colui che l’aveva scelto, che ne aveva fatto un Apostolo, colui che ci ha fatto un figliolo di Dio; che ci ha dato la dignità, la libertà, la grandezza dei figli di Dio. Ecco! Baratto! Trenta denari! Il piccolo guadagno. Vale poco una coscienza, cari fratelli, trenta denari. E qualche volta anche ci vendiamo per meno di trenta denari.
C’è qualcheduno che crede di aver fatto un affare vendendo Cristo, rinnegando Cristo, mettendosi dalla parte dei nemici. Crede di aver guadagnato il posto, un po’ di lavoro, una certa stima, una certa considerazione, tra certi amici i quali godono di poter portare via il meglio che c’è nell’anima e nella coscienza di qualche loro compagno. Ecco vedete il guadagno? Trenta denari! Che cosa diventano questi trenta denari?
Ora guardate quest’uomo, Giuda, nella giornata di domani, quando il Cristo sta per essere condannato a morte. Forse Lui non aveva immaginato che il suo tradimento arrivasse tanto lontano. Quando ha sentito il crucifige, quando l’ha visto percosso a morte nell’atrio di Pilato, il traditore trova un gesto, un grande gesto. Va’ dov’erano ancora radunati i capi del popolo, quelli che l’avevano comperato, quelli da cui si era lasciato comperare. Ha in mano la borsa, prende i trenta denari, glieli butta, prendete, è il prezzo del sangue del Giusto. Una rivelazione di fede, aveva misurato la gravità del suo misfatto. Non gli servivano più questi denari. Aveva fatto tanti calcoli, su questi denari. Trenta denari! Che cosa importa della coscienza? Cosa c’importa essere cristiani? Cosa ci importa di Dio? Dio non lo si vede, Dio non ci da’ da mangiare, Dio non ci fa’ divertire, Dio non è la ragione della nostra vita. I trenta denari! E non abbiamo la forza di tenerli nelle mani. E se ne vanno. Perché dove la coscienza non è tranquilla anche il denaro diventa un tormento.
E allora un gesto, un gesto di grandezza umana. Glieli butta là. Credete voi che quella gente capisca qualche cosa? Li raccoglie. E basta.
La scena cambia ancora: domani, quando si scoprirà la croce, voi vedrete che ci sono due patiboli: la croce di Cristo; e un albero, dove il traditore si è impiccato. Povero Giuda. Povero fratello nostro. Il più grande dei peccati, non è quello di vendere il Cristo; è quello di disperare. Anche Pietro aveva negato il Maestro; e poi lo ha guardato e si è messo a piangere e il Signore lo ha ricollocato al suo posto: il suo vicario. Tutti gli Apostoli hanno abbandonato il Signore e son tornati, e il Cristo ha perdonato loro e li ha ripresi con la stessa fiducia. Credete voi che non ci sarebbe stato posto anche per Giuda se avesse voluto, se si fosse portato ai piedi del calvario, se lo avesse guardato almeno a un angolo o a una svolta della strada della Via Crucis: la salvezza sarebbe arrivata anche per lui.
Povero Giuda. Una croce e l’albero di un impiccato. Dei chiodi e una corda. Provate a confrontare, miei cari fratelli, queste due fini. Voi mi direte: “Muore l’uno e muore l’altro”. Io però vi chiedo: qual è la morte che voi scegliete, sulla croce come il Cristo, nella speranza del Cristo, o impiccati, disperati, senza niente davanti?
Miei cari fratelli, perdonatemi se questa sera che avrebbe dovuto essere di intimità, io vi ho portato delle considerazioni così dolorose, ma io voglio bene anche a Giuda; è mio fratello anche questa sera, Giuda. Pregherò per lui anche questa sera, perché io non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me. Io non posso non pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, questo abbraccio di carità, quella parola, Amico, che gli ha detto il Signore mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso pensare che questa parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore. E forse l’ultimo momento, ricordando quella parola e quel bacio accettato, anche Giuda avrà sentito che il Signore gli voleva ancora bene e lo riceveva tra i suoi di là. Forse il primo apostolo che è entrato insieme ai due ladroni. Un corteo che certamente pare che non faccia onore al figliolo di Dio, come qualcheduno lo concepisce, ma che è una grandezza della sua misericordia.
E adesso, miei cari fratelli, prima di riprendere la Messa, ripeterò il gesto di Cristo nell’ultima cena, lavando i nostri bambini che rappresentano gli Apostoli del Signore in mezzo a noi: baciando quei piedini innocenti, lasciate che io pensi per un momento al Giuda che ho dentro di me, al Giuda che forse anche voi avete dentro. E lasciate che io domandi a Gesù, a Gesù che è in agonia, a Gesù che ci accetta come siamo, lasciate che io gli domandi, come grazia pasquale, di chiamarmi questa sera, domani sera, sabato notte, Amico: perché la pasqua è questa parola detta a un povero Giuda come me, detta a dei poveri Giuda come voi, perché questa è la gioia: che Cristo ci ama, che Cristo ci perdona, che Cristo non vuole che noi ci disperiamo, che Cristo anche quando noi ci rivolteremo tutti i momenti contro di lui, anche quando lo bestemmieremo, anche quando rifiuteremo il sacerdote all’ultimo momento della nostra vita, ricordatevi sempre che noi saremo per lui sempre gli amici.