Questo vecchio Dio deve morire. E non lui solo.


Mi pare di vederlo, dentro la sua tomba, nel suo paese natale, a pochi metri dalla casa dove nacque e dalla chiesetta dove suo padre, pastore protestante svolgeva il suo servizio ministeriale, a Röcken in Sassonia, 170 anime in tutto.
Mi pare di vederlo rigirarsi, nudo come in due delle tre statue che lo ritraggono accanto alla sua tomba (in ossequio a un sogno in cui egli si era visto così mentre partecipava, da vivo e per ben due volte, al suo funerale: ritratti abbastanza credibili dal punto di vista fisionomico; la terza lo ritrae in abito bianco, al braccio di sua madre), vestito solo dei suoi grandi baffi (i classici mustacchi assai comuni un tempo in Sassonia, mustacchi alla Cecco Peppe per intenderci) e di una bombetta a coprire pudicamente “le vergogne”, come un tempo le dicevano i nostri anziani.
Essendo il suo corpo ormai disteso nella posizione di tutte le salme, le mani del Genio, non più impegnate a sostenere il cappello davanti alle pudende, mi pare di vederle fregarsi energicamente a esprimere un moto di grande soddisfazione, come di chi dicesse: “Ce l’ho fatta. L’ho spuntata io!”. Sento ronzare tutt’ intorno per l’aria le parole famose «Dio è morto! Dio rimane morto! E noi lo abbiamo ucciso!» (La gaia scienza, frammento 125). È contento, anche se resta vivo in lui un lampo di impazienza «Io vengo troppo presto»! Ma è destino comune a tutti i precursori. Egli sa bene infatti che «questo enorme evento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino”. Certo, gli piacerebbe tanto vederne l’esito finale, ma sa accontentarsi, perché la vittoria è sicura.
Friedrich Wilhelm Nietzsche è morto nell’anno 1900, e da allora la “missione” che lui s’era data ne ha fatta di strada. Dio ha continuato a morire e, anche grazie a lui, è già morto nel cuore delle decine, forse centinaia di milioni di uomini che quel verbo e quel messaggio hanno fatto proprio. Dio è morto, e per quel poco che ancora è vivo noi facciamo di tutto per dargli il colpo di grazia. Al Gesù crocifisso, già morto, fu vibrato un ultimo colpo di lancia: difficile dire se più per sfregio, per pietà o per garanzia del risultato.
Ebbene, sul Dio agonizzante quel colpo non è ancora stato sferrato. Dio ha ancora i suoi cultori, e il suo ultimo respiro è ancora lontano dal venire. Ma il vecchio Friedrich è sicuro che quel processo di morte nessuno lo potrà più arrestare.
Che ne penso? Che il pericolo c’è, perché le premesse ci sono tutte. Per quel che ne so della storia delle idee e dei processi storici, mi pare che il processo avviato stia rispettando puntualmente tutti i protocolli.
Sappiamo bene quanto sia difficile seppellire le antiche idee, le vecchie credenze. Il venir meno d’un’idea, d’una fede, d’un gusto, d’una credenza popolare, d’una religione, d’una credenza scientifica, d’un giudizio morale condivisi per centinaia di anni è sempre una cosa di generazioni mai d’un giorno.
Tempi che si misurano in genere in svariati o anche molti decenni, o generazioni, spesso in secoli, spesso svariati secoli (uno, due, tre…). Solo qualche esempio: quanti decenni ha impiegato il divorzio ad affermarsi in Italia? E quanti la convivenza prematrimoniale a essere accettata senza scandalo? Quanti secoli ha richiesto l’aborto per ottenere la depenalizzazione? Quanti decenni di lotte, di scherni e di emarginazione hanno segnato il destino degli omosessuali prima di vedersi accettare e inserire nei codici di diritto civile e familiare? Né è detto che tutti questi mutamenti siano stati in meglio.
E quanti secoli e generazioni di nascoste resistenze, di derisioni, hanno dovuto subire le apripista del femminismo inteso come rivendicazione del diritto a “esserci” in ogni aspetto e in ogni ramo e grado di attività e responsabilità nella società civile, prima che fosse concesso alle donne di arrivare a occupare, a parità (?) di diritti, le principali cariche nelle aziende, nella pubblica amministrazione, nella politica? Non parliamo poi nella Chiesa!
O ancora: quanti secoli di persecuzione ha dovuto superare la religione cristiana prima di diventare maggioritaria nell’impero romano? Se appena si pensa che quella che oggi sembra a molti essere l’unica forma valida del perdono dei peccati, la confessione privata al ministro sacro, ha impiegato ben quattro secoli per apparire e altri quattro per affermarsi e altri tre per diventare l’unica forma riconosciuta…!
Ma intanto l’iter per la dichiarazione di morte del vecchio Dio è stato avviato, e i sacerdoti dell’ateismo, da Dawkins a Odifreddi, da Hawking a Margherita Hack hanno già incominciato a cantare le esequie dell’ingombrante morituro.
Ma ci sono anche altri sicari che hanno affilato le loro armi e le stanno già usando con generoso zelo: tutti quelli che non perdono occasione di ridicolizzare i simboli più sacri della fede dei loro simili: vedere come si trattano croci e crocifissi, madonne e santi nei film, nella fotografia, nei libri, alla televisione, negli spot pubblicitari, nei musical ti fa venir voglia di rimpiangere di non essere noi come i musulmani, così decisi e fermi nel difendere la santità dei loro simboli.
La verità è che tutti sappiamo che niente è più importante e vulnerabile del simbolo, più potente e più fragile: calpestate ridicolizzate un segno e avrete distrutto, col segno, anche il suo oggetto e il suo messaggio.
Guardate la Ciccone: c’è qualcosa che più di lei possa rendere ridicola e e inconsistente Colei che del suo nome d’arte rubato è la legittima portatrice: Maria, la madre di Gesù? Anche se è vero che da quando c’è lei in giro, ogni bestemmia indirizzata alla Madonna (quella vera) ha avuto corso legale: si potrà sempre dire che siamo stati capiti male: “io pu… lo dicevo alla Ciccone, mica alla Madonna quella vera”!
Ma non è finita: perché i più veri e temibili affossatori della religione siamo noi, i credenti, i fedeli, i preti, i devoti: con la nostra condotta, con la nostra controtestimonianza, con le nostre parole, con le nostre scelte politiche, con le nostre contraddizioni, col nostro non sapere aiutare chi è nel bisogno, col nostro non saper perdonare le offese, con le nostre bestemmie, con l’avidità dei nostri imprenditori “cristiani”, anzi “cattolici” ci mancherebbe!, con le meschinità dei nostri politici, “cattolici” anche loro, figuriamoci! Mi è venuto da pensare a questo quando ho visto un prete che dava la benedizione al gruppo di Scilipoti che aveva vicina una suora! Sprecare l’acqua santa per Scilipoti, capite?! Come se non bastassero i guai che abbiamo in casa nostra.
E intanto Dio muore, e Cristo muore, e la Chiesa muore e la fede muore, e la fiducia muore, e la solidarietà muore, perché altri oggi sono i modelli. Altri da quando IL GRANDE FRATELLO si è fatto carico di insegnarci cosa vuol dire oggi essere uomo vero, moderno, efficiente, senza ridicoli scrupoli, perché solo così l’uomo è uomo. E il cristiano? Requiescat in pace. Nelle sue chiese. E non ci rompa con i suoi piagnistei. Noi non abbiamo più tempo da perdere, e poi, proprio, non è più il tempo. Oh, ragazzi, Dio è mica morto?!?