Nè il silenzio né la denuncia. Serve il coraggio (1)


Non avrei nessuna voglia di parlarne, ma credo che più d’uno dei miei abituali lettori, abbia desiderio di sapere che cosa io ne pensi. Ebbene: devo dire che ne penso molto male; penso che proprio mentre si accusava la Chiesa di ipocrisia, lo spettacolo abbia rappresentato a suo modo un vertice di volgarità e di ipocrisia ‘laica’. Di che si sta parlando? Del caso «Sex crimes and the Vatican», naturalmente. O in termini più espliciti dei preti pedofili.
Il colpo è stato giornalisticamente abile. Santoro, ha fatto il pieno. Ha più che raddoppiato il suo pubblico. Ha fiutato il colpaccio, lo ha messo a segno, ne ha sentito l’acre odore dell’incendio acceso, e come ogni piromane che si rispetti, di quell’odore si è inebriato. Lo ha detto salutando il suo pubblico. «Abbiamo fatto un buon servizio». All’informazione, credo intendesse dire. Che abbia fatto bene anche al pubblico se ne può discutere.
Pedofilia. Un nome fra i tanti. Un nome che fa orrore ai più, ma di cui già qualcuno rivendica la nobiltà. In Olanda (mi pare di citare bene) qualcuno già rivendica un giorno dell’orgoglio pedofilo. In un’epoca e in un mondo come il nostro è possibile inorgoglirsi di tutto. Un giorno, vedrete, qualcuno indirà anche il giorno dell’orgoglio coprofago. È la sorte che tocca alle civiltà in rapida evoluzione, a quelle cioè in cui cambiare è un obbligo. Ma non necessariamente ogni cambiamento è in meglio.
Pedofilia. Non è una cosa nuova. Un pericolo che la Chiesa ha presente da sempre. In seminario ce ne parlavano sempre. La chiamavano ‘amicizia particolare’. Te lo chiedevano sempre nella confessione, nella direzione spirituale. Ti domandavano: hai amicizie particolari? Credo che nessuno, o quasi, capisse, almeno finché non ci fosse caduto lui stesso. Ricordo che rispondevo: mah, sì, c’è qualcuno con cui mi trovo meglio, più simpatico degli altri… Lui continuava: ma non è che vi appartate, che fate certi discorsi tra voi, sai quei discorsi…un po’… brutti? Rispondevo: no, non mi pare. Il buon prete sembrava tranquillizzarsi: va bene, va bene, sta tranquillo. Io, per la verità, tranquillo lo era anche prima, ma ogni volta mi chiedevo cosa potesse esserci mai di male nel avere un amico un po’ più amico degli altri. E concludevo che forse volevano educarci a non fare mai «differenza di persone» (Rom 2,11) fra un tuo simile e l’altro. Forse per dirci che per un prete tutti dovranno essere uguali. Che volete? erano anni lontani! In tutti i sensi.
Preti pedofili ce ne sono sempre stati, verosimilmente. Come ce ne sono sempre stati tra i principi, i nobili, i letterati, gli artisti, i poeti. Pietro Aretino chiedeva al suo nobile protettore che fra le varie cortigiane gli mandasse anche qualche bel giovinetto. Ora i preti pedofili sono diventati uno scandalo mondiale: Irlanda, Stati Uniti, Brasile le terre visitate ieri; ma si può essere certi che la mappa si allargherebbe di molto, se si estendesse l’indagine. Si è parlato anche di vescovi e cardinali pedofili. Evviva! Venerdì sera ne abbiamo sentito parlare per quasi tre ore, in prima serata! Cinque milioni di spettatori divisi in due schiere: gli esultanti e gli ammutoliti; i primi a pensare e a dire: finalmente gli possiamo rinfacciare tutto lo schifo che ci fanno dietro quella facciata di santità; i secondi a soffrire con mons. Fisichella, Mons. Coraggio, come lo chiama stamattina (sabato) Aldo Grasso sul Corriere della Sera, elogiandone lo stile e la sofferta compostezza.
In prima serata. Immagino l’obiezione: è giusto che sia avvenuto così; bisogna che anche i bambini sappiano, anzi soprattutto loro, che tipi di orchi possono trovare in parrocchia, dove i genitori li mandano perché così li sanno al sicuro! A me verrebbe spontanea un’obiezione, ma forse io sono un po’ imbranato: ma perché, la famiglia è tanto più sicura della parrocchia? Ieri s’è parlato di mille preti pedofili nel mondo: si sono mai potuti contare i padri che hanno abusato e abusano dei figli, femmine e maschi allo stesso modo, che li fanno prostituire per pochi euro? … Un momento!… Il TG3 delle ore 12 in questo preciso momento, sta dando notizia di una bambina minorata, violentata da un parente… perbacco, dove la porteranno adesso, mi chiedo, per salvarla dal parente pedofilo… in collegio? O non era la famiglia il luogo più sicuro del mondo?
In realtà né il documentario né il dibattito di Annozero sono stati un servizio sui preti pedofili. Di loro, e dei loro problemi, non si è parlato affatto. Il tema è stato un altro: il silenzio del Vaticano e le responsabilità dell’allora card. Ratzinger in questo silenzio. L’atto d’accusa è stato uno solo: perché la Chiesa non li ha denunciati alla magistratura? Era la Chiesa che doveva farsi parte diligente nella denuncia. Invece no: silenzio! Silenzio e trasferimenti! Col risultato di mandarli a fare danni altrove. Mons. Fisichella ha cercato di rispondere: la Chiesa ha fatto obbligo a chiunque fosse a conoscenza di questi fatti di farne esposto e denuncia alla magistratura. Addirittura li ha minacciati di scomunica. Niente da fare: doveva pensarci la Chiesa.
Su questo disaccordo si è chiuso il dibattito, con un Fisichella amareggiato e deluso e un Di Noto quasi senza più parole. Dall’altra parte un Santoro gasatissimo e un Odifreddi evidentemente appagato.
Sono rimasto lì, a pensare e a chiedermi: scusate, ma lo stesso documentario non varrebbe la pena di farlo su tutte le madri che non denunciano i mariti che violentano le figlie e non di rado anche i figli maschi? Ho letto qualche giorno fa che circa il 70% delle violenze carnali accadono in famiglia. L’avrò sognato? Santoro ha detto che ha dato il permesso a sua figlia di seguire lo spettacolo. Mi piacerebbe che le permettesse di vederne uno anche sui padri e sulle madri che costringono i figli (maschi e femmine) a prostituirsi fra le mura di casa per pochi euro.
Le uniche figure moralmente positive dello spettacolo a me sono parsi proprio i due preti: don Di Noto, di cui tutti conoscono, e riconoscono!, la passione nel combattere e almeno limitare la piaga ‘mooooolto’ trasversale della pedofilia, e il ‘povero’ e veramente coraggioso mons. Fisichella, che chi gliel’ha fatto fare d’accettare, lui, studioso di prestigio e uomo di cattedra oltre che ecclesiastico di rango, di scendere in una gabbia di leoni agli ordini della frusta del domatore Santoro, talmente sicuro di sé da consentirsi perfino la magnanimità di ripetere «due e anche tre volte» che lì «non si facevano generalizzazioni ma si parlava solo di casi singoli». In verità il vero centro della trasmissione era proprio lui, il vescovo, perché su di lui ricadeva tutto il diluvio di accuse che in realtà erano indirizzate all’ «allora card. Ratzinger, oggi papa Benedetto XVI». Lui stava lì proprio per difendere quell’uomo e quella Chiesa, l’uno e l’altra assolutamente indifendibili per tutti gli altri; difensore d’ufficio d’una causa la cui sentenza era già stata scritta e che nessun avvocato avrebbe potuto modificare. A mons. Fisichella, alla sua figura di grande dignità va tutta la mia simpatia. Proprio perché riconosco che la sua causa era persa.
Mi accorgo però che il mio spazio è finito. Neanche una parola sul «coraggio» cui allude il titolo. Il resto allora a domani. Spazio permettendo.
(segue)

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