Cantagalli: per partorienti e puerpere Madonna col Bambino


L’idea di mettere nelle camere del reparto di maternità l’immagine della Madonna col Bambino al posto del Crocifisso, sinceramente non mi dispiace. Anzi, l’approvo pienamente. Non mi piace invece la ragione che l’amministrazione della grande e rinomata clinica Cantagalli di Milano ne ha offerto.
Non mi piace perché, forse involontariamente, ha finito col dare a questa scelta quel tono di buonismo etnico ed ‘ecumenico’ di cui probabilmente alcuni si servono volentieri, in Italia, per ridurre lo spazio alla presenza dei simboli cristiani nei luoghi pubblici di fronte alle proteste d’un’infima minoranza rumorosa islamica impegnata nella rivendicazione di rispetto per i loro diritti di diversità.
Sia chiaro: quando parlo di “infima minoranza” non intendo certo parlare della complessiva presenza islamica in Italia. Non intendo affatto dire, cioè, che tre milioni di islamici (è la cifra che ho sentito dare in questi giorni in un dibattito alla TV) siano un’infima minoranza. Tutt’altro; si tratta, al contrario, di una presenza ormai importante, anzi imponente. La seconda religione in Italia. L’infima minoranza (finora) di cui parlavo sono quei pochissimi islamici residenti in Italia che si fanno un problema di questi simboli religiosi cristiani nelle scuole, negli ospedali, negli uffici pubblici: pochi ma arrabbiatissimi, esagitati al punto di scaraventare crocifissi dalla finestra. Nello stesso dibattito, i rappresentanti musulmani presenti, su questo punto erano assolutamente concordi: la pratica totalità dei musulmani in Italia non si fa nessun problema né dei presepi nelle scuole o nelle stazioni, né dei crocifissi negli ospedali o nei tribunali.
Dopo ormai decenni di convivenza sempre più stretta, gli immigrati di religione islamica hanno imparato benissimo a convivere con quei simboli. I loro bambini amano il natale quanto i bambini cristiani e ad ascoltare gli educatori più seri e imparziali a nessuno di loro viene in mente di privarli della festa comune a tutti i compagni cristiani. Per qualche mese è venuta ad aiutarmi in casa una donna islamica. La mia casa è gremita di crocifissi e di madonne con o senza bambino. Non ho mai avuto l’impressione che potesse provarne fastidio. Anzi, il giorno di natale è venuta a farmi gli auguri con i suoi tre bambini che mi hanno donato una minuscola stella di natale che ha perso l’ultimo petalo rosso il giorno del venerdì santo (poteva mica aspettare ancora due giorni?). Quella mini pianta sta ora mettendo nuove foglie e intendo coltivarla con cura.
A questo punto sarà chiara la ragione per cui, pur approvando la decisione del Cantagalli di sostituire i crocifissi con un immagine di Maria con il bambino Gesù, sono in pieno disaccordo con la ragione addotta per giustificarla: «Occorre avere rispetto per tutte le religioni; le nostre corsie sono diventate multietniche e proprio per evitare contestazioni o forme di discriminazione, abbiamo deciso di mettere, al posto del crocifisso, l’immagine della Madonna, gradita anche alle donne musulmane».
Ecco, è questa giustificazione che io contesto, perché la ritengo totalmente gratuita, anzi pretestuosa. So bene che Maria, la madre del profeta Gesù è la donna più amata dall’Islam, la più nominata nel Corano, ancora più venerata della stessa Fatima, la figlia prediletta del profeta Maometto. Volessi ricorrere a una battuta direi: posta in questi termini, c’è da chiedersi se a Maria possa far piacere togliere al Figlio il suo posto d’onore in quei luoghi di speranza, di trepidazione, di preghiera e di gioia, ma anche di ansia, di dolore, e talvolta – grazie a Dio sempre più raramente – anche di dramma e perfino di disperazione e di morte.
Dispiace, in verità, che la preoccupazione prima e la più presente ai responsabili della scelta sia stato proprio questa: non dispiacere ai non cristiani, alias, per dirla chiara, agli islamici. Qualcuno penserà che sì, è ben fatto. Anche se poi ci sarà qualcun altro che dirà: tanto che ci si metteva le mani, si poteva far di più e di meglio: lasciare la parete pulita e libera da ogni simbolo religioso. Del resto è stato già detto: «È certamente un segno di rispetto per la nostra religione, che apprezziamo enormemente. Però sarebbe ancora meglio un muro bianco», parola di Abdelhamid Shaari che passa «per un uomo di dialogo e di confronto» (Laura Asnaghi). Buon per noi! Del resto, sono sicuro che molti dei nostri laici assentiranno.
Mentre mi dilettavo di queste ‘delikatessen’ culturali, mi è venuto un altro pensiero, altrettanto bizzarro: come mai non si sente mai, non si legge mai d’un intellettuale o d’un uomo politico dell’area della sinistra radicale che muova problemi relativi all’insensibilità umana e culturale di quanti inondano le italiche strade di nudi giganteschi (mica bello quel gigantesco pallone volante sollevato in aria e tenuto fermo con gomene o cavi d’acciaio all’altezza voluta – pochi metri –, lungo qualche dieci e più metri, dall’enorme pene in stato di erezione, minacciosamente – o maliziosamente? – puntato in basso, forse a ridestare stimoli e fantasie in anime e cuori in cerca di emozioni forti? Certo che il bizzarro artista non ha pensato che nei paesi musulmani basta molto meno per meritare la morte, ma come hanno fatto a non pensarci chi ha permesso o tollerato quell’esibizione? Eppure si sa che la cultura e la religione islamica vieta l’esibizione delle nudità, vuoi maschili vuoi femminili. Si sa che è bastato molto meno per procurare morte, lapidazioni e nerbate nei paesi musulmani per aver esibito parti nude del corpo (sulle spiagge) o per aver pubblicato foto di nudi, totali o parziali che siano. Com’è allora che questi campioni del rispetto verso le diverse culture (di entrambi i fronti, islamici e laici) non chiedono con uguale forza e insistenza che si finisca di tappezzare i muri e i cartelloni pubblicitari di figure che certamente non rispettano i canoni morali degli islamici? Si mettono a tavola e si ritrovano nel piatto sgambettanti veline giulive, oche ammiccanti e conigliette alludenti, che t’immagini che orge di pietre e di forche o colpi di verghe o di bastone provocherebbero in Afghanistahn e nei vari paesi musulmani. E com’è che chi protesta per un Crocifisso, non protesta per altri oltraggi alla loro sensibilità? Non sarà che in fondo in fondo quelle immagini vanno bene anche a loro?
E pensare che sarebbe stato tanto facile dire: l’amministrazione della clinica ha deciso di sostituire, nei reparti della maternità, l’immagine del Crocifisso con l’immagine della Madonna col Bambino, come immagine più rispondente alla particolare situazione delle partorienti e delle puerpere. O, più semplicemente ancora, sostituirle in silenzio, senza far rumore e senza far proclami per mettere in evidenza quanto sono bravi a Milano. Ma tant’è: l’UCAS (Ufficio Complicazione Affari Semplici) in Italia non va mai in ferie.

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