Carissimi Parrocchiani e Lettori carissimi:


Carissimi Parrocchiani e Lettori carissimi:

questa non è una buonanotte, anche se ne occupa il posto. Questa è un saluto e una benedizione a tutti voi, a cui l’estendo dopo averla dedicata (quasi uguale) ai nostri Fratelli e Amici del Santuario della Madonna del Bagno. Sono parole che mi urgono dentro. Un po’ più lunghe del solito, ma nessuno è obbligato a leggerle.
Doveva essere una breve assenza la mia, dovuta all’eccessivo rigore d’una stagione troppo fredda per chi aveva già tante ragioni di prudenza. Ma è ancora freddo e, molto spesso, tanto freddo! E gli ordini sono inesorabili: finché fa freddo tu non puoi uscire. Il Santuario è troppo freddo per te! E il terremoto ci ha privati della nostra bella e carissima chiesa parrocchiale.
Così ti dovrai accontentare: celebrare sì, ma in casa, dove c’è caldo e spazio sufficiente per la nostra piccola comunità. Così è dall’8 di gennaio, giorno fausto di ben due battesimi in un giorno solo, che non ho più celebrato in una chiesa. Ma non vi ho dimenticato, nessuno! Anzi mi mancate: molto! Io non so se anch’io manco a voi, ma questo ha minore importanza, certamente, della vostra mancanza per me. Perché io per voi posso essere utile, ma voi, per me, voi siete assolutamente necessari.
Per voi, un prete o l’altro, siete abituati a cambiarne tanti, e se non è proprio vero che uno vale sempre l’altro, è più vero ancora che per me che celebro, voi siete insostituibili.
Lo confesso con tutto il cuore: Voi mi siete assai più necessari di quanto io sia utile a voi. I vostri volti tesi o distratti, i vostri occhi attenti o svagati, i vostri sorrisi o i vostri gesti di sorpresa o di fastidio sono tutti, allo stesso modo, una benedizione e una grazia. Sono un invito a rifare nostra, sempre, la parola di Gesù: “medico cura te stesso”. In quei momenti voi diventate tutti la nostra coscienza: amico tu sei fuori strada; tu non interpreti bene le nostre esigenze e i nostri desideri; il tuo contegno sull’altare non ci edifica, anzi ci distrae; la tua sciatteria ci dà fastidio o, peggio ancora, ci scandalizza; così come la tua ricercatezza ci turba.
Ecco perché, Sorelle e Fratelli carissimi, Voi mi siete molto più necessari e mi mancate assai più di quanto io posso mancare a voi.
Io non so cosa il Signore vorrà ancora chiedermi. Io, con tutta verità, Gli ripeto le stesse parole che gli dissi entrando nella sala operatoria dove mi fu cambiato il fegato, ormai 13 anni fa: “Signore, se ti servo ancora sono pronto! Se tu mi vuoi, eccomi”.
Vi benedico con tutto me stesso.
Don Antonio. Casalina 5/2/2017