Vi proporrò stasera, ben sapendo di rischiare molto,
un breve estratto della mia meditazione di stamane alla messa domenicale.
“Rischiando molto perché?”, si chiederà qualcuno. Ne dirà una delle sue? A don Antonio piace sempre rischiare. Disorientarci . Sentiamo.
Stamattina, la seconda lettura della Messa riportava un brano della 1° lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, cioè agli abitanti di Corinto, vivace e un po’ irrequieta città greca, oggi celebre per il suo formidabile canale letteralmente tagliato come in un pane di burro.
Ai tempi di San Paolo, che vi rimase a lungo, fu una prospera e abbastanza viziosa città portuale, dominata dalla sua maestosa acropoli (Acrocorinto) una specie di fortezza e santuario pagano allo stesso tempo, nella quale si praticava ampiamente la prostituzione sacra.
La comunità cristiana non poteva non risentire di tali contraddizioni e Paolo ce ne informa in due sue lettere scritte a quella comunità.
Una di queste inquietudini era dovuta alla smania dei corinti di contrapporsi in gruppi contrapposti,facenti capo a personaggi di spicco: a Paolo, a Cefa (Pietro), ad Apollo (un apostolo della seconda ora), altri a Cristo. San Paolo li riprende severamente a causa di questo vezzo. Noi siamo tutti e solo di Cristo, perché solo in Cristo siamo stati salvati.
Ora veniamo a noi: non vi pare che sia ciò che accade oggi nella Chiesa? Io sono di Francesco; e io sto con Brandmüller, e io con Caffarra, e io con Burque; e io con i vescovi argentini,e io con i due vescovi di Malta.
Poveri noi! Forse Cristo è ancora diviso? E la misericordia non viene prima di ogni altra giustizia?
Lunga vita (e forse un pizzico di coraggio in più) a papa Francesco. Che ci benedica tutti.
Don Antonio