Ormai siamo davvero alla fine. D’accordo,
domani ci sarà ancora l’ultimo sabato e poi,
con i vespri della sua terza domenica, il Natale
sarà veramente finito.
Se ne andrà portandosi dietro tutte le cose
che lo hanno reso indimenticabile.
Forse non avevo mai gustato, come quest’anno, questo tempo liturgico che ho sempre amato sopra ogni altro tempo, fin da quando ero bambino e poi ragazzo e poi seminarista e poi prete e parroco. Era bello lavorare con mio fratello Paolo (che ci manca già dal 1963) nella cucina della casa paterna. Si faceva spesso tardi a costruirci da soli la capanna e le casette e i castelli di carta di cui uno ancora rimane, recentemente imitato su legno dall’altro mio fratello Egisto che di tali presepi su legno ne ha ormai prodotti diversi, sempre migliorandosi.
Davvero la passione per il presepio non è mai venuta meno in famiglia.
Quest’anno però la vera protagonista in casa mia è stata la musica: un Natale suonato e cantato in tutti i modi, in tutte le lingue in tutti generi musicali, dai più popolari ai più paludati e raffinati. Specialmente le ore notturne mi sono state grate.
Ma queste cose ve le ho già dette più volte in queste settimane e ora posso aggiungere che mai – mai! – come quest’anno mi sarà dispiaciuto tanto il distacco.
Ce ne sarà un altro per me? Questa domanda me la pongo ormai da diversi anni, ogni anno. È certamente lecito sperarlo. E sinceramente lo spero. Perciò concluderò dandovi a tutti appuntamento per il prossimo Natale. Che sia bello sereno felice per tutti, come lo è stato questo per me. Più di così non saprei augurarvi.
Con la benedizione di Dio.
Don Antonio
Venerdì 6 Gennaio 2016. – La buonanotte di don Antonio
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