In questi giorni di freddo intenso e con le previsioni che ne annunciano sempre di peggiori, chiuso nel mio studio, posso ascoltare solo due voci: quella dell’acquario che mi è tanto cara, e quella, molto più forte e più gradita ancora, del silenzio.
Vi meravigliate? Fatene una volta la prova. Scegliete voi, un giorno a caso, quando siete certi che nessuno verrà a disturbarvi con le povere ciacole di circostanza: “come hai passato il natale, com’è andato il pranzo o la cena, che regali hai fatto o/e ricevuto, con chi hai passato l’ultimo dell’anno…?
Però dovete essere soli/sole davvero. Possibilmente spente anche la televisione e la radio, il tablet e l’Iphone, e tutto ciò che potrebbe infrangere il silenzio.
Allora lasciate andare a ruota libera i ricordi, tutti i ricordi, specialmente i più belli, ma presto vedrete che si affacceranno anche quelli meno belli e quelli tristi in attesa della loro parte di conforto.
E Allora sentirete forse la voce di quel primo sì, incerto sospeso tremebondo (“sarà sì o sarà no” v’eravate chiesti). E fu l’agognatissimo sì. O sentirete l’eco di quel tristissimo addio che non avreste mai voluto dire, né mai sentirvelo dire, e che pure fu detto… e fu uno strappo al cuore… E rivedrai forse all’altare e l’emozione e forse le lacrime di quel giorno che t’ha cambiato la vita. O vi morderete ancora le labbra per quel sì che non hai avuto il coraggio di dire. La tua vita davanti a te, le sue gioie e i suoi dolori, le sue vittorie e le sue sconfitte, i suoi trionfi e i suoi schianti. Per ricordarti che da lassù c’è sempre Qualcuno che non ti perde d’occhio un minuto, pronto sempre per tenderti la mano. E che ancora oggi ci benedirà
Don Antonio