Venti giorni…


“Venti giorni sull’Ortigara
Senza il cambio per dismontar
Ta pum, ta pum, ta pum…
Ho lasciato la mamma mia,
l’ho lasciata per fare il soldato
la testa piena de peoci,
senza rancio da consumar…
E domani si va all’assalto,
soldatino non farti ammazzar…
Nella valle c’è un cimitero,
forse un giorno ti vengo a trovar… “.

Direte: “alle solite. Se non piange lui, deve far piangere noi…”, ma non è questa la mia intenzione.
La mia intenzione è qui alzare un canto alla vita. Chi è salito una o più volte su quelle montagne, chi ne ha percorso i sentieri, chi ha raccolto bossoli e fili di ferro spinato in quelle disumane trincee, sente dapprima il bisogno di gridare tutta la sua rabbia, poi un gran bisogno di pace. E L’urlo che te ne nasce in petto è uno solo: “Ma perché?!”. Che diritto avevi tu di mandarli a morire lassù? Non eran mica tuoi figli! Per altro erano nati: per un’altra vita e per altre conquiste erano stati messi al mondo; una vita che sola aveva i suoi diritti su di loro, e gli altri solo doveri.
Ed è per loro, mamme e padri e figli innocenti, che si alza stasera la mia preghiera e invoco per loro la benedizione dovunque essi riposino: Ortigara, Monte Grappa, Monte Canino.
Dovunque riposi un figlio di mamma, per lui ci sia solo pace. Da Te, o Signore!
Don Antonio