Romano Guardini.


Romano Guardini. Sentito mai nominare?
Probabilmente no, almeno dai più.
Eppure fu un grande. Un grande prete.
Un grande pensatore. Un grande liturgista.
Una grande anima cristiana.
Italiano? Lui no! Lui era tedesco, figlio d’un italiano che viveva e lavorava in Germania. Di grande aveva tutto: la fede, l’intelligenza,la scienza acquisita con lo studio del pensiero moderno e della liturgia soprattutto.
Lo consumava la passione per Cristo e per la Chiesa, per la verità e per l’uomo. Qui lo ricorderò per una sua formula fortunata, usata quando volle esprimere la sua amarezza di fronte ai tanti milioni di cristiani che tali si dicono ma che in nulla lo lasciano capire, tanto la loro vita è in tutto uguale a quella di chi cristiano non è.
Egli dunque parlò di “distintivo cristiano”, come dire un segno che mi fa capire, che chi mi sta davanti è un vero cristiano, anche se non lo dice e io non lo so.
Perché il distintivo è quel “qualcosa che ci distingue” a prima vista, perché tu vedendolo, sappia subito con chi avrai a che fare. Questo il senso del suo pensiero: anche chi non ti conosce dovrebbe poter capire che tu sei un cristiano. Capirlo da che? Da come vivi, da come parli, da come lavori, da come ti comporti in casa e fuori, allo stadio, a scuola, in ospedale, in spiaggia. Sempre e dovunque. Anche la bestemmia, a modo suo, può essere un distintivo: tu sai subito che sei davanti a un cafone
che non rispetta neppure la sua mamma che lo volle cristiano.Chiudo così, se no straparlo. Meglio allora tacere. Benedizione . Don Antonio