Martedì 6 Dicembre 2016 – La buonanotte di don Antonio


Alla fredda tua capanna
noi veniamo a giubilar
e con gli angeli la nanna
pien d’ardore a te cantiam:
Notte di stelle, notte d’amore
tu sei più vaga del prato in fior
tu sei più vaga del prato in fior.

R. Dormi, dormi,
o mio caro bambino
dormi, dormi,
o fanciullo divino
veglia il tuo cuor
veglia il tuo cuor.

Questo è uno dei canti di Natale più brevi
e anche dei più poveri di spunti di riflessione.
È il canto di chi si accontenta di avere parte e un
posto nella straordinaria festa annunciata dagli
angeli agli uomini di buona volontà, di quelli che
Dio ama come figli.
È un popolo in cammino verso la capanna
(o grotta o stalla) di Betlemme dove è stato
detto loro che lì giace, avvolto in povere fasce, il Signore
della terra e del cielo.
Incuriositi e memori delle antiche profezie,essi
vogliono andare e vedere e portare i poveri doni
di cui dispongono, e rendere omaggio a Colui
che doveva venire e che finalmente è venuto.
Il racconto evangelico riempie di meraviglia
la povertà dell’evento storico e ci lancia il suo
messaggio: guardate: questa notte santa ha risvegliato
tutte le stelle, anche quelle che non si vedono
mai o quasi mai, accorse e come attratte dall’evento
tanto unico e atteso. Il resto è tenerezza materna,
commozione, incanto.
E con la benedizione,vi auguro la buonanotte.
Don Antonio