Martedì 4 Ottobre 2016 – La buonanotte di don Antonio


E venne il giorno di Santo Francesco, il Santo d’Assisi,
il Patrono d’Italia, il Santo del mondo.
Certo nessun Santo come lui fu amato mai nel mondo intero, da cattolici e non cattolici, da credenti e non credenti , tanto che davanti a lui e al suo nome tutti chinano la testa, dal più piccolo al più grande, e sui suoi sentieri una schiera fittissima di Santi si sono formati.
Ma stasera non parlerò io, lascerò parlare un poeta, già autore d’un “Inno a Satana” che in alcuni passi fa accapponar la pelle: Giosuè Carducci è il suo nome , antireligioso e massone, premio Nobel per la letteratura e irriducibile anticlericale, almeno fino a un certo punto della sua vita, che però davanti alla figura di Francesco non poté che inchinarsi.
Egli ne parla in un suo sonetto dal titolo:

“Santa Maria degli Angeli”.

Frate Francesco, quanto d’aere abbraccia
Questa cupola bella del Vignola,
Dove incrociando a l’agonia le braccia
Nudo giacesti su la terra sola!
E luglio ferve e il canto d’amor vola
Nel pian laborioso. Oh che una traccia
Diami il canto umbro de la tua parola,
L’umbro cielo mi dia de la tua faccia!
Su l’orizzonte del montan paese,
Nel mite solitario alto splendore,
Qual del tuo paradiso in su le porte,
Ti vegga io dritto con le braccia tese
Cantando a Dio – Laudato sia, Signore,
Per nostra corporal sorella morte! –

E poiché anche i grandi talvolta scivolano su una buccia di banana, qui anche il Carducci fa il suo bel capitombolo: perché non il Vignola, ma l’Alessi fu l’architetto che costruì la cupola di Santa Maria degli Angeli. Ma che vuoi che sia, di fronte a un cosi sincero e ispirato sonetto?
Così parlò l’autore d’un blasfemo “Inno a Satana”.
E noi vorremmo addormentarci con negli occhi la stessa visione del Poeta massone che non seppe sottrarsi al fascino del Poverello d’Assisi, da cui invochiamo stasera la benedizione.
Don Antonio