Lunedì 22 Agosto 2016 – La buonanotte di don Antonio


Stasera non so che dirvi, e allora vi parlerò proprio di questo:
cosa ci si può dire quando non si sa che dire. Molti diranno: in questi casi è molto meglio tacere. Così non si sbaglia di certo. Un buon silenzio aggiusta molte cose, mentre un cattivo parlare può fare danni grossi.
Mi è successo spesso nella vita, in certi buoni ristoranti, di vedere, seduti a un tavolo per due, un lui e un lei ben vestiti, distinti, gente “bene” e di buona estrazione sociale e di buona educazione
Qualcosa però gli mancava: la felicità o almeno l’allegria, il sorriso. Questo lo riservavano solo per il cameriere che riempiva i loro calici.
E ti chiedevi: sarà sempre così per loro? Se fosse, poveri loro.
Alla fine la verità veniva fuori chiara: quando un uomo e una donna non sanno dirsi più niente, è solo perché non sanno darsi più niente. Da quanto tempo va avanti così? Quanto dev’essere triste una serata tra mummie, chiusa ognuna nelle sue bende (= nei suoi pensieri, nei suoi crucci o nei suoi desideri),se solo davanti a una bottiglia di vino quella durezza si può sciogliere un poco.
Allora avrei voluto dir loro: amici, miei perché queste facce? Qualcosa vi contraria? Certo è possibile: ma via, fate uno sforzo! Ricordate i momenti belli dei primi giorni che vi innamoraste, quel non poter star lontano un giorno l’uno dall’altro, quel non poter tacere un sentimento, né un sogno, né un’emozione. Guardatevi allo specchio e se vi ricordate quanto eravate belli allora, guardate quanto siete brutti oggi con queste facce da funerale. Tornate indietro, ridatevi la mano, le bocche tornino a baciarsi, i corpi a stringersi, i sogni a diventare realtà.
Con questo pensiero vi saluta e vi benedice il vostro
Don Antonio.