Giovedì 25 Agosto 2016 – La buonanotte di don Antonio


Mentre scrivo, sono passate ormai quasi 40 ore dalla terribile “malanotte” di ieri, e dal cimitero di macerie sono già state recuperate, a tuttora, 250 vittime umane.
Storie strazianti di dolore, di paura, di lutto, di sgomento per un domani che comunque sarà alla fine un doloroso “oggi” che durerà anni e anni, riservando ai nostri sfortunati fratelli, quando non sono morti, lacrime, disagi, sacrifici, dolorosissime memorie, inestinguibili rimpianti. Solo fra molti anni a qualcuno verrà la voglia di dire, che in fondo anche il terremoto hai suoi lati positivi, perché guarda adesso che bei paesini, tutti nuovi di zecca, sorgono là dove prima c’erano solo vecchie case, vecchie strade, vecchia ogni cosa. Allora forse un don Abbondio di quei giorni ci dirà che, in fondo, come la peste manzoniana, anche il terremoto sarà stato come una grande scopa… a scampargli beninteso!
Cinico quanto volete, questo discorso è ricomparso sempre là dove il terremoto è stato gestito come si dovrebbe (Friuli, Norcia, Assisi…). A vergogna eterna resta lo scandaloso esempio de L’Aquila, dov’erano gli sciacalli che ridevano e dove si son dati convegno gli avvoltoi della politica.
Perché l’uomo dovrebbe ormai averlo capito anche da soli che il Dio di Gesù Cristo, il nostro Dio, non è un tappabuchi a cui affidare la soluzione di tutti quei problemi che noi creiamo e ci regaliamo e ci aggraviamo da soli.
Gesù non ci ha mai promesso l’immunità dalla croce, ma la certezza, che se portata come l’ha portata Lui, cioè accettandola, anche la croce a lungo andare ci farà del bene. Ma su questo tema tornerò anche domani sera.
Vi benedico tutti, Don Antonio