Era dunque il 15 agosto 1270, quando i “villani”…..


Era dunque il 15 agosto 1270, quando i “villani”
di Casalina furono dichiarati “homines franchi” (liberi): liberi di lasciare la terra, il padrone e di andare a cercar lavoro e sistemazione in proprio o altrove.
Un traguardo che pochissimi in Italia avevano ancora raggiunto e che in Europa sarà condizione comune solo 4 secoli più tardi (fine del 1700).
Non furono tutte rose, come sempre succede. Vivere sotto il diretto patrocinio del potente Monastero, non era vantaggio da poco.Voleva dire più garanzie contro le minacce di guerra o di carestie.
Ma era proprio l’aria che cambiava e l’aria della libertà era ormai diventato impetuoso. Lo stesso Comune di Perugia aveva interesse a mantenere il castello in buone condizione, molto esposto com’era alle offese delle truppe nemiche, specie ghibelline (Perugia, allora, fu sempre fedele al papa e ospitò ben cinque conclavi). Malgrado questo nel 1312 le truppe imperiali distrussero e incendiarono ancora Casalina, Cerqueto, s.Enea e san Martino in Colle.
Lo stesso monastero di San Pietro, non smise mai di prendersi cura di quello che era la parte più consistente del suo patrimonio terriero, garantendo alla piccola “villa” uno status e un importanza strategica, mai perduta nei secoli. Il controllo delle acque del Tevere e la bonifica del terreno contro la malaria ne furono le voci principali.
Ciò spiega anche la qualità degli edifici sacri di Casalina, certo i più notevoli in tutto il territorio: il castello stesso, il mirabile gioiello del tempietto della Madonna delle Grazie (1613), lo splendido Santuario della Madonna del Bagno (1657-1687), la bellissima chiesa parrocchiale (1780-85), l’antica “rocca”, distaccamento fortificato dell’abbazia perugina, ahimè molto manomessa.
Vi parlavo poi d’un miracolo tutto “made in Casalina”. Non vi pare un miracolo che il primo a dirmi “che una volta a Casalina c’erano i Franchi” (anche se lui pensava ai francesi) non fosse un uomo “studiato”, ma un umile falegname con la 3° o 4° elementare? Il suo nome è Tiacci Bruno e ora una targa lo ricorda. A ricordare a noi che la prima ricchezza d’un popolo, è la memoria della propria storia.
Dio benedica ancora Casalina.
Don Antonio