Domenica prossima…..


Domenica prossima, nel quadro della festa dell’Avis, “ci potrebbe” essere una novità. Potrebbe: non è ancora sicuro. Ma mi piacerebbe tanto che fosse, che ne parlerò stasera come se certamente ci sarà. Se poi non ci sarà, pazienza. Anche se non avete mangiato il gelato, vi avrete almeno intinto e leccato il cucchiaio, sarà meglio di niente.
La novità, se sarà, è un canto religioso, assai intenso,
di una poetessa americana, Sara F. Adams (†1848): una poesia delicata, gentile, per una musica dolcissima, struggente.
Il suo titolo: “Più presso a Te, Signor”.
Il canto è scritto naturalmente in inglese. Io ve ne proporrò qui una mia traduzione, utile per capirne il senso, non certo per essere cantato, rispettandone senso e “trama”. Il canto ha un ritornello. Questo:
“Più vicino a te, Signore, io voglio essere.
Fosse anche una croce, essa mi solleverà verso te.
Fa dunque che mi appaia la via
i cui gradini mi condurranno al cielo:
tutto quello che tu mi mandi, è dono.
Tutto il mio canto è questo:
più vicino, mio Dio, a te,
più vicino mio Dio a te, più vicino a te.
Sebbene il sole, come un viandante,
è già calato, e su di me sono ormai le tenebre,
mi rimane (almeno) una pietra (per cuscino).
Gli angeli mi chiamano:
più vicino, più vicino, più vicino a te, mio Dio!
Ora su ali gioiose m’innalzo nel cielo:
sole luna stelle, tutto dimentico
intanto ch’io volo”.
Chi ha visto il film Titanic ricorderà certo la scena in cui l’acqua entra nello scavo e invade e travolge tutto. È quello il punto in cui un violinista imbraccia il violino che teneva in mano e attacca proprio questa melodia. Pochi secondi dopo, “L’Inaffondabile”, come era stata iperbolicamente ribattezzata quella meraviglia dei mari, si spacca in due e affonda portando tutti, ricchi e poveri, tanto vicini al Signore, che Gli saranno proprio davanti.
Anche dei nostri Caduti molti erano già saliti sulle vette, più vicini al Signore, a combattere. E lassù sono rimasti.
Che il Signore li abbia tutti nella sua pace.
Don Antonio