Domenica 30 Ottobre 2016 – La buonanotte di don Antonio


Ci risiamo! È la solita domanda che ritorna, inesorabile come la morte: ma Dio, se è vero che c’è, dov’era, o che ci sta a fare?
Dov’era quando la Chiesa di San Benedetto, a Norcia, stamattina crollava, rendendo vane tutte le ricostruzioni affrontate in occasione di precedenti terremoti (1979 e del 1997).
E dov’era in Agosto, quando al confine umbro-lazial-abruzzese, il sisma ha ucciso 297 persone, fra cui molti bambini, andati a passare le vacanze in casa dei nonni e a respirare l’aria dei monti che i loro genitori avevano respirato finché non erano andati a scomparire nell’anonimato di una qualche città, accettando di sopportare il caos della città all’aria fresca e pura delle loro montagne natie? Detto così, il tono delle mie parole vi disturba? Allora lo dirò in un altro modo.
In realtà io so bene che non è stato per tutti così, o almeno non sempre. “L’aria della città rende liberi” dicevano gli antichi servi della gleba (gleba=terra) che volevano sfuggire alla loro sorte, per guadagnarsi l’agognata libertà di decidere da soli della propria vita. Fu ciò che ottennero i “villani” di Casalina il 15 agosto 1270, quando furono dichiarati “Uomini franchi (= liberi) di Casalina”.
E potete immaginare qualcosa di più atroce che portare i propri figli a morire proprio là dove i genitori eran nati e dove avevano lasciato il cuore, come cantava José Feliciano in “Paese mi che stai sulla collina”? Andandosene volevano solo pane sicuro per sé e per i propri figli.
E ora perché Dio li ripaga così? Che colpa mai hanno commesso, se non quella (che in realtà è un merito) di volere per i loro figli un futuro migliore di quello che avevan conosciuto essi stessi? Ma il mio spazio per stasera è finito. Riprenderò il mio discorso domani.
Intanto vi benedico tutti. Di cuore.
Don Antonio