Confesso che a me santa Marta piace.


Confesso che a me santa Marta piace.
Confesso anche che le parole di Gesù nei suoi confronti, mi sembrano un po’ troppo dure. E come sarebbe, mi dico: quella si dà da fare per preparare cibo e giacigli (sarebbe troppo parlare di letti) per un quindicina di persone almeno, e tu gli dici che sua sorella Maria, che fin dal suo arrivo s’è messa lì a sedere ai suoi piedi per ascoltare ogni sua parola (e chi ha fame ha fame e chi ha sonno ha sonno, a me che me ne importa?) tanto c’è Marta che smaneggia e che si dà da fare che tutto sia pronto per la cena e per la notte. E tu Profeta, lodi la saggezza di quest’ultima e la indichi a esempio, invece di lodare la generosità della prima?
E che accadrebbe nelle nostre case se tutto funzionasse così che una sola sgobba e tutti gli altri se la spassano? E per di più tutti a lodare chi non fa niente e a dire a chi lavora che in realtà non ha capito niente di ciò che gli accade.
O dovremmo farci tutti gente di clausura, dedicandoci più a contemplare che a fare, più a pregare che a servire? Ma io so bene che se dicessi questo, mi pioverebbe addosso un tale scroscio di critiche che mi affogherei di certo in quella piena. E allora?
E allora bisognerà riflettere che qui a parlare è un profeta, e che Profeta! E che il linguaggio dei profeti mira sempre a far colpo. Deve emozionare, meravigliare, turbare, financo scandalizzare proprio come ha fatto spesso Gesù nella sua vita terrena. A noi resta solo di capire le intenzioni profonde del profeta e a quelle aderire. Sperando che ciò accada anche a noi, che Dio ci benedica tutti con il suo Spirito di profezia.
Don Antonio