Martedì 27 Dicembre 2016 – La buonanotte di don Antonio

Mi è tornato in mente stanotte un presepio che facemmo nella nostra chiesa parrocchiale, verso la fine degli anni Settanta. Erano gli anni in cui, nei nostri gusti di giovani (non ci crederete, ma allora ero giovane anch’io) il presepio fatto di muschio, fiumi e laghetti di carta stagnola, reggeva male il confronto con le nuove idee sul presepio di provocazione all’esame di coscienza e al desiderio di riforme sociali avvertite come urgenti e indispensabili. Erano gli anni degli “Up with the people” (Viva la gente), di Padre Aimé Duval gesuita chitarrista e cantautore, e di Suor Dominique, suora chitarrista e cantautrice belga di lingua francese.
Ebbene, noi giovani ne eravamo entusiasti e cercavamo di esprimere queste grandi e generose aspirazioni anche nei presepi.
Così quell’anno (quale? boh!) io disegnai in due o tre notti di lavoro dalla sera alla mattina la strada di una grande città tipo New York, lunghissima e drittissima che, a pensarci oggi, mi chiedo come avrò fatto a riuscirci. Questo lo sfondo: in primo piano i pastori che andavano verso Betlemme, ma che, giunti al bivio fra la grotta e la strada della grande città, scelgono di andare alla città lasciando deserta la grotta.
Il presepio fece impressione e qualcuno protestò per la profanazione. Ma lo scopo era stato raggiunto. Se io impiegai tre notti intere a disegnare tutte quelle centinaia di finestrine sempre più piccole (per L’effetto prospettico) non so quante ne impiegò il povero Nunzio (sì il Picchiotti, in questi giorni felicemente fra noi) a ritagliare tutte quelle finestrelle perché vi filtrasse la luce e la città sembrasse un suggestivo notturno urbano.
Però era bello e quegli anni li rimpiango. Casalina era ancora Casalina, e non ciò che oggi resta della Casalina cristiana. Vorrei tanto che fossimo capaci di rinverdire quei tempi. Che Dio ci conceda di saperli fare rivivere.
Don Antonio


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