Il canto di Natale di stasera è anche uno
dei più conosciuti in tutto il mondo, tradotto,
o meglio adattato, in tutte le lingue.
È un canto fra i più eseguiti in tutti i concerti
di Natale. Un canto scritto originariamente in latino, composto verosimilmente in Irlanda, nel sec. XVIII (1700).
Venite, fedeli, inneggiando lieti,
venite, venite in Betlemme.
Nato è per noi il Signor dei cieli.
Venite, adoriamo; venite, adoriamo;
venite, adoriamo il Signore Gesù!
L’angelico annunzio giunse ai pastori,
che all’umile culla accorsero.
Con gioia in cuore anche noi corriamo.
Venite adoriamo…
Venite, fedeli, l’angelo ci invita,
venite, venite a Betlemme.
Nasce per noi Cristo Salvatore:
Venite adoriamo…
Questo bel canto ci riporta proprio sui
colli di Betlemme, con le sue grotte
disseminate un po’ dovunque sulle loro
pendici, e ti piace respirare quell’aria
e sentire stormire il vento tra le fronde
degli ulivi e dei pochi alberi che riescono
ad attecchirvi, sì che quando scendi
in quella che la tradizione ci dice essere
stata la grotta santa, tu non badi a sottigliezze
e non ti chiedi neppure se sarà stata proprio
quella o un’altra, perché l’una vale l’altra.
Tanto più che il vangelo non parla di grotta,
ma di stalla, probabilmente scavata nella roccia accanto alla casa dove abitavano i padroni della casa, della stalla e degli animali.
In una stalla del genere, metà stalla
e metà grotta, poté ben nascere Gesù.
E con questo vi do la buonanotte e vi benedico.
Don Antonio