Una giornata un po’ triste, questa, per noi di Casalina. La prima domenica d’esilio dalla nostra chiesa. Per fortuna che anche il Santuario è una nostra chiesa, sicché più che un esilio, la trasferta è stata solo un momentaneo trasferimento dalla casa “di città” (ah,ah,ah!) alla casa “di campagna”.
Sebbene io ami il Santuario esattamente quanto amo la nostra parrocchiale, mi è stato impossibile non sentirmi un po’ fuori casa: e fortuna che i fedeli che son venuti erano numerosi e questo mi ha fatto sentire meno in trasferta.
E il mio pensiero è corso a Norcia, a Preci e a Visso e a Castelluccio, a Cascia, tutti luoghi che conosco bene, che ho amato, che ricordo per averli visitati con i miei parrocchiani di un tempo, tanti dei quali non son più con noi, sì che pare anche a me, che pure di quei luoghi non sono, che mi manchi qualcosa di mio, di profondamente mio, qualcosa che ora non c’è più,ma che io scommetto che riavremo ancora, perché chi lassù è nato, vorrà lassù ritornare perché lì sono anche vissuti, lì hanno la casa e il loro lavoro, l’azienduola di famiglia, il gregge, e nella bocca hanno ancora “il sapor d’acqua natia” (Gabriele D’Annunzio) che continuerà ancora a lungo a tener desto nel loro cuore il desiderio di tornare (“che lungo illuda la lor sete in via”, idem).
Mi mancherai Castellucio, il cui pian grande che tante volte ho percorso e “passeggiato”, mi ha anche fatto compagnia per tutti i trenta giorni della mia cura radioterapica, avendo il tuo paesaggio sempre davanti agli occhi dipinto sulla grande parete di fondo, mentre mi irradiavano il polmone malato. Ti do l’arrivederci per il prossimo giugno, per la tua “fiorita”. E a tutti voi, invece, che di Castelluccio non siete do solo la buonanotte e la mia benedizione.
Don Antonio
Domenica 6 Novembre 2016 – La buonanotte di don Antonio
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