Giovedì 3 Novembre 2016 – La buonanotte di Don Antonio

Una sola notte all’alba della fine del nostro pellegrinaggio, anche se la chiusura della nostra Porta santa slitterà di qualche giorno, data la difficile situazione che anche noi stiamo vivendo. Un’alba livida, bagnata del sangue di 300 vittime e dei fiumi di lacrime versate per loro da chi è scampato alla stessa morte. E quelli che non piangono dei morti, sospirano pensando alla casa perduta, al lavoro perduto, agli amici perduti; costretti ad abitare lontano da casa, senza terra, senza lavoro, sfollati dal loro paese ridotto a macerie. Abituati comal conforto della casa, del proprio letto, della propria intimità ora si ritrovano a dormire sotto tendoni che di persone ne ospitano a decine e decine, infilati nei sacchi a pelo, o avvolti in coperte non loro, senza sapere neppure un poco quanto potrà durare.
Questi gravissimi disagi a noi, almeno finora, sono stati risparmiati, ma lo spiritello furfante che nelle profondità della terra si diverte un mondo a vederci tremar di paura, non si sa ancora se s’è finalmente stancato oppure no; se ci troverà ancora gusto a vederci impallidire di spavento quando le nostre case prima tremano poi si sbriciolano a terra seppellendo cose e persone, e con le case anche tante nostre chiese “dove l’animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore…!
Così gemeva la dolce Lucia dei Promessi sposi, la cui fede bastava a darle un’incrollabile fiducia nell’amore di Dio: perché sapeva che “Chi da tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande”. Splendida lezione di catechismo la sua!
Sfrattati dalle nostre chiese, per ora, non sappiamo altro, se non che faremo tutto il possibile per potervi rientrare al più presto. Ma su torneremo quando ne sapremo un po’ di più.
Per ora vi benedico, sebbene il cuore sappia un po’ d’amaro.
Don Antonio

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