Ieri vi ho dato un testo da leggere, un testo che mi era piaciuto molto. Era il testo di una canzone cantata da Elvis Presley, su parole e musica di Shirl Melete.
Elvis Presley: non c’è davvero bisogno che vi dica “chi era costui”: lo straripante cantante rock, the King, ovvero il re del rock’n roll, per il quale a centinaia di migliaia i suoi, ma soprattutto le sue giovanissime fan venivano colti da vere crisi di isterismo collettivo durante le sue esibizioni.
Morto a soli 42 anni, disse di sé stesso: “tutti i sogni che ho fatto da bambino si sono realizzati almeno un centinaio di volte”. Consumato dai suoi innumerevoli eccessi di ogni tipo, dette ragione a quel saggio greco che consigliava di non dire mai nessuno beato, finché non si sarà saputo come è morto. Più belloccio che bello, era dotato d’una splendida voce forte, “corposa”, sensuale, e d’un talento musicale sconfinato.
In questa canzone, Life (Vita), egli offre un’affascinante sintesi della storia del mondo, dove Bibbia e mito si fondano in maniera davvero seducente. Assai frequenti i titoli religiosi nel suo repertorio musicale , soprattutto “Gospel” e “spiritual”.
Affascinato da quelle parole e da quella voce, mi son detto: aveva ricevuto mille talenti; quanti ne avrà riportati al buon Dio? Quanti ne avrà buttati via in vizi, sprechi e spese folli per soddisfare la sua smisurata quanto insensata vanità? Morire a 42 anni, da solo, nel bagno di casa dove era entrato 4 ore prima… a chi si potrebbe augurare? Così morì “Elvis the pelvis” che aveva buttato via tutto quello che aveva ricevuto da Dio. Ora che Dio lo perdoni e gli trovi un posticino nel suo regno: i suoi Gospel piacerebbero anche agli angeli e ai beati.
Don Antonio