Giovedì 27 ottobre 2016 – La buonanotte di don Antonio.


Mi è lecito stasera parlare del Premio Nobel a Bob Dylan, il menestrello che da 50 anni delizia i suoi fans con chitarra e armonica a bocca?
Ma perché parlarvi di un cantautore americano di cui possiamo solo apprezzare la musica, ma non le parole né la loro poesia? Che se ci piace è solo per la sua musica, perché tutto il resto non è stato scritto per noi.
Allora cambio registro e vado a un altro premio Nobel, al nostro Dario Fo, giullare irriverente, istrione che ce l’aveva col potere in tutte le sue vesti e forme, specialmente con quello clericale.
Il suo Mistero buffo non è finito all’Indice dei libri proibiti, solo perché questo nel frattempo era stato soppresso da papa Paolo VI.
Genio incontenibile e irresistibile, era capace di reggere la scena da solo per ore intere, senza nemmeno l’ombra d’una scenografia, le gente seduta come poteva, sulla stessa pedana dove lui recitava, che si sbellicava dal ridere e lui mai che esitasse su una battuta, su uno sberleffo, su uno sghignazzo.
Ma perché vene parlo? Perché mi mettono in crisi tutti e due, l’uno con la sua chitarra e coi suoi versi, l’altro con il suo feroce sarcasmo contro il potere sia laico sia religioso.
E mi domando: dove abbiamo sbagliato noi cristiani cattolici, ché tutti ci girano le spalle e se ne vanno per seguire loro?. Cosa cercavano che in noi non hanno trovato e in loro sì? Cosa volevano da noi che non gli abbiamo saputo dare?
Eppure nessuno ha parole più alte e più belle delle nostre. O se fosse proprio per questo che ci girano le spalle? Se fosse proprio che noi le nostre pietre preziose gliele tiriamo in faccia dimenticando che son pietre anche quelle, preziose quanto volete, ma proprio per questo tanto più dure, da saper fare molto male. E se imparassimo da loro a cantare e a battere le mani come i bambini quando sono felici? Perché la mia faccia non sa sorridere? Dio, che gran dono sarebbe.
Questo augurio è stasera la mia benedizione.
Don Antonio