Settimo giorno della nostra novena giubilare.
Stasera parleremo della catacomba di San Callisto, forse la più famosa e la più visitata di Roma.
Catacomba: una parola metà greca e metà gallicana, che significa discesa verso il fondo, in questo caso, discesa in una grotta. Con un particolare importantissimo: qui la grotta non è naturale, ma tutta scavata dall’uomo nel tufo, un autentico labirinto di grotte in cui è assai facile perdersi e smarrirsi,perché questi dedali di cunicoli (a Roma ce ne sono molte) possono estendersi per chilometri, con il realissimo rischio di passarvi un terribile quarto d’ora.
Per questo è di estrema importanza non perdere mai il contatto con la guida e con il gruppo, tenendosi magari per “la coda”, cioè senza mai perdere il contatto con chi ci precede.
Domanda: è vero che furono scavate dai cristiani per sfuggire alle persecuzioni dei pagani? No, è falso. Essi erano semplicemente cimiteri, sparsi un po’ per tutta la città. Del resto la “polizia” conosceva bene quei luoghi perché, in fondo, esse erano i cimiteri di Roma e accoglievano tutti, pagani e cristiani, romani e stranieri, santi e malfattori allo stesso modo.
Certo che in quei cimiteri erano sepolti anche i cristiani, sia che fossero normali cittadini morti di morte naturale, sia che fossero martiri uccisi per la fede in Cristo. Di grande pregio, più storico che artistico, le belle figure o le modeste incisioni sul tufo, nel quale quelle grotte erano state scavate.
Detto questo vi do all’appuntamento a domani, e vi ricordo che mancano solo due notti all’alba! Dio vi benedica.
Don Antonio