Sabato 24 Settembre 2016
La buonanotte di don Antonio
Oggi per le Chiese cattoliche di lingua spagnola è festa
grande: la festa di “Nostra Signora della Mercede”.
Mercede significa misericordia: “Nostra Signora della misericordia” è dunque il nome di questa devozione, nata in Spagna e molto diffusa in sud America.
Questa devozione trae origine da san Pietro Nolasco, nobiluomo spagnolo. I membri di questo ordine sono dei frati (mercedari).
Rispetto agli altri frati, essi hanno un voto in più: la compassione verso gli schiavi. Tenetevi forte: se un frate veniva a sapere che un battezzato era caduto schiavo di musulmani o pagani vari, egli era tenuto, per il voto fatto, a offrirsi lui come schiavo al suo posto, e quello sarebbe stato liberato. I mercedari esistono ancora: io ne ho avuti due come buoni amici all’università a Roma.
Oggi però, abolita la schiavitù in tutti i paesi civili, essi continuano in altre forme la loro opera verso i meno fortunati.
Ma ai nostri giorni, ci possono essere tanti altri modi per usare misericordia. Prendete san Massimiliano Kolbe, martire nel lager tedesco di Auschwitz. In breve: questa la sua storia: un prigioniero era fuggito da quel campo di sterminio. La regola era questa: per ogni prigioniero fuggito, dovevano morire dieci prigionieri. Uno dei dieci, quando fu il suo turno, incominciò a piangere a gridare: “Non mi uccidete, ho moglie e figli piccoli che mi aspettano”. Le belve naziste, impassibili, stavano già per ucciderlo quando uno degli “scampati” si fa avanti e dice: fucilate me, io sono un frate e non ho nessuno che mi piange”. Una volta tanto quelle belve si mossero a pietà e fucilarono il frate.
Ecco un moderno “mercedario”. La sua festa è il 14 agosto. Stasera tocca a lui benedirci.
Don Antonio