Stamattina sono dovuto andare d’urgenza a Roma,
a San Giovanni in Laterano, la basilica a ridosso, quasi, della quale, sorge il Seminario Romano, dove ho trascorso sei anni di seminario, mentre frequentavo la vicinissima Università del Laterano.
Ho rivisto con emozione la basilica, e tutti i luoghi nei quali ho vissuto per sei anni godendomi da dentro tutti gli anni più belli della Chiesa cattolica nel XX secolo. Le liturgie in San Giovanni, le lezioni accademiche all’università, e soprattutto la memoria degli eventi che fecero di quegli anni i più belli e ricchi in assoluto degli ultimi due o tre secoli. Tutto sembrava possibile, nessuna meta preclusa, ogni speranza realizzabile… anche le mie povere speranza di giovane prete cui quasi tutto era permesso (meno che l’accesso ai Palazzi Apostolici naturalmente). Ma come fu per la Chiesa – che vide passare velocemente quel momento di grazia, perché ben presto ebbe inizio il così detto “riflusso” che riportò fuori delle chiese quasi tutti i giovani che in quegli otto-dieci anni di grazia le avevano riempite – così fu per me. Ritornato a Perugia, mi fu subito fatto capire che io qui non ero gradito. E questo non gradimento è rimasto e credo di poter dire che rimane tuttora (almeno in molti). E fu Casalina, croce e delizia, tormento e gioia della mia vita. Il resto non conta.
Concludo citando uno degli amori della mia giovinezza, il poeta Giacomo Leopardi che nel suo canto “Alla luna”, Oh come grato occorre…il rimembrar delle passate cose, ancor che triste, e che l’affanno duri!”.
Ecco perché questa è per me una sera specialissima: perché oggi ho ritrovato un pezzo di giovinezza che porterò con me nella tomba e per la quale non dirò mai al buon Dio “perché me l’hai tolto”; gli dirò sempre invece: “grazie perché me l’hai data”.
Quanto a voi, Amici miei, anziani come me, vi conceda il buon Dio tanti momenti come quello che ho vissuto io oggi.
Don Antonio
Venerdì 2 settembre 2016 – La buonanotte di don Antonio
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