La Campana Suona Sempre Per Tutti

 

“Mentre il silenzio avvolgeva ogni cosa, e la notte aveva da poco superato la metà del suo corso” (Introito della II domenica dopo Natale), si spalancarono le porte dell’ inferno e gli angeli della morte, armate di falci, si avventarono e si sparsero sulle tranquille montagne a confine tra Marche Lazio e Umbria colpendo e tagliando a casaccio, lasciandosi dietro, sotto le macerie delle case e delle strade, tutto ciò  che la loro furia devastatrice aveva colpito: centinaia e centinaia di case e oltre 280 cadaveri.

Molti i bambini che erano rimasti lassù, con i nonni, a smaltire, all’aria fresca e pulita di quei monti, gli ultimi scampoli dell’estate e delle vacanze. Bimbi che ora non sono più.

Tra i morti molti anche i vecchi, perché vecchia è in prevalenza la gente rimasta lassù, dov’eran nati, ché non esiste per l’uomo sapore più soave del “sapor d’acqua natìa” (Gabriele D’Annunzio).

Solo che quest’anno le vacanze sono state ingrate, e ingrate a qual punto! Senza altro “perché”, che non sia un destino “cinico e baro” (Giuseppe Saragat).

Anch’io ho sentito la scossa e il mio letto tremare, e ho visto il lampadario della mia camera oscillare in maniera vistosa. Di due piccole bottigliette dell’acqua di Lourdes, una, vuota, è caduta in terra; l’altra, ancora piena d’acqua, è rimasta ferma al suo posto. Ero sveglio quando l’ho sentita e mi son detto: “Stavolta qualcuno piangerà”. Però non pensavo così tanti! Sono rimasto a letto a raccomandare a Dio la sofferenza di quei suoi figli, degli eventuali morti  e dei vivi. Non credo d’aver più dormito. Ed eccoci così nel cuore del problema di cui mi occuperò oggi.

Non è difficile immaginare quanta gente se la sarà presa con Lui, con Dio, durante e dopo la tragedia. E quanti avranno detto, vedendo quel disastro, ma “Dio dov’era?”. Dormiva anche Lui, o Dio non c’è proprio? Che se ci fosse, come potrebbe tollerare che queste cose avvengano? E se è vero che Dio veglia sul suo popolo, che si fosse addormentato anche Lui? Ma non deve la sentinella essere sempre sveglia per essere sempre pronta a respingere il ladro a qualsiasi ora venga (Lc 12, 39-40 e par.)? O se Dio non è onnipotente, che lo invochiamo a fare?

La mia risposta a queste domande è molto semplice: l’onnipotenza di Dio non è, e non può essere, il deus ex machina del teatro antico, che si faceva intervenire quando il problema diventava insolubile.

Se il messaggio biblico sulla creazione del mondo e dell’uomo in particolare ha un senso, il suo senso è questo: Dio ha creato l’uno e l’altro per far sì che il mondo servisse all’uomo per potersi mantenere nel dono della vita terrena sulla terra, per poi aver parte con Lui alla sua gloria  nel cielo. Mai però gli ha detto “tu rispetta le mie leggi e io ti garantisco vita e felicità”. Questo gliel’ha messo in bocca l’uomo, per crearsi un’assicurazione contro le sventure.

In realtà l’uomo non comprese quasi nulla dell’intenzione di Dio e tutto mandò nel verso opposto. La disobbedienza divenne la sua regola: con il frutto proibito di Adamo ed Eva, Gn 3); con la morte di Abele a opera di Caino (Gn 4); con le violenze gratuite per indurre gli altri a sottomissione (Lamech, Gn 4,23); con il rendere il matrimonio un capriccio (i figli di Dio, una specie di superuomini, che si innamorano delle figlie degli uomini, e ne presero “ciascuno quante ne vollero” (Gn 6, 1-4); col fare del mondo un vulcano di male in continua eruzione, che Dio poté spegnere solo col diluvio universale (Gn 6,5…) Fino all’abominio di Sodoma e Gomorra (Gn 19…) che tanto invece a commosso José Saramago.

Tutto quel che precede ha un solo scopo: quello di richiamare alla nostra mente che,  aldilà del linguaggio mitico di questi racconti (che possono risalire nei loro elementi orali più antichi anche fino a 4000 anni fa), questi racconti sono concordi nel dire che il male commesso dagli uomini è l’origine prima del male che si abbatte su di noi,  perché con la loro condotta malvagia essi riescono a rendere vana la stessa parola di Dio.

Immagino che qualcuno vorrà obiettare: e che c’entra il peccato degli uomini con le micidiali scosse di terremoti che possono in pochi secondi distruggere il frutto del lavoro di secoli o di migliaia di anni di fatica e di ingegno umano, ammazzando per di più peccatori e innocenti, vecchi incalliti nel male e innocenti bambini?

Eppure, io dico non è questo il male peggiore del mondo. Perché chi mi legge capisca ciò che io voglio dire, porrò alcune domande a risposta obbligata, tanto le risposte son chiare:

  1. Chi o che ha fatto più vittime e morti nei secoli: i terremoti o le guerre?
  2. Chi o che ha provocato più lapidazioni, crocifissioni, impalamenti, scorticazioni di interi corpi umani vivi: lo zelo religioso o il sadismo dei persecutori?
  3. Chi o che ha provocato più guerre: l’odio religioso o gli interessi di potere e di ricchezza che spesso ha fatto del movente religioso la scusa per far guerra?
  4. Chi o che fa tuttora danni maggiori al pianeta terra: le bizze di un tempo da sempre mutevole a garanzia d’un equilibrio provvidenzialmente instabile, o tutte le immissioni di gas nocivi, di materie inquinanti, di radiazioni atomiche palesi o nascoste che siano?
  5. E tanto per fare un esempio concreto: Chi o che fa più danno al fragile equilibrio della costa ligure e del retroterra genovese: i capricci del tempo che da milioni di anni sono più o meno sempre gli stessi, o l’insensata politica urbanistica e cementizia dei diversi governi di quella regione…E sai quanto si potrebbe continuare?!

Ma per tornare al terremoto: se i danni del passato erano praticamente inevitabili date le scarse conoscenze in materia, di chi è la colpa se gli ingegneri e gli strutturalisti del nostro tempo e le imprese per le quali lavorano hanno un solo obiettivo: risparmiare sulle spese per lucrare sulle entrate? Che vogliano mettere in pratica  la parabola dell’amministratore infedele (Lc 16,1-8 e par.): “quanto devi al mio padrone? Risposta 100? Scrivi subito 50”.

Così oggi: Quanto ferro serve 1000 quintali? Scrivi 750! Quanto cemento? 5000 quintali? Scrivi 4250!…

Non le sentite ancora quelle risate sotto le lenzuola per il terremoto dell’Aquila? E non vedete ancora lo sconcio che ha fatto della martoriata città il teatro del più  osceno scambio di favori, quando si inscenò quella farsa del trasferimento del G8 dalla Maddalena a L’Aquila? Protagonista un multimiliardario ridicolo e senza scrupoli e un’ammucchiata di servi che del nome di ministro (in latino “servo”) amavano farsi belli facendo a gara fra loro a chi serviva meglio il padrone, per avere da lui i maggiori favori.

Parlando di tutta una classe politica asservita al potere, non devo dimenticare che essa è anche altrettanto inetta. Che non ha ancora capito che, adeguando in anticipo il territorio ad alto rischio sismico ai moderni standard di sicurezza, si possono risparmiare una montagna di quattrini e decine e decine di migliaia di morti.

Dove trovare i soldi? Investendo sul futuro naturalmente: incominciando dalle zone più a rischio, e dalle case più fatiscenti e anticipando una spesa che ineluttabilmente verrà, prima o poi al pettine dei rendiconto: farebbe risparmiare allo Stato cifre astronomiche, garantirebbe lavoro, salverebbe tante vite umane: dover rimuovere montagne di macerie prima di ricostruire, costa molto più che mettere le mani su un terreno pulito, e su una struttura che, per quanto a rischio, ma non è però né cadente né tanto meno caduta. O no?

Io mi fermo qui: non sono un tecnico e scrivo per istinto.

Ma di una cosa son certo: che il ragionamento fila. Ai tecnici e ai politici

onesti, onesti!! onesti!!!

il compito di mettere a punto le cifre, i tempi, i dettagli.


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