Francesco.

Oggi ho passato gran parte del pomeriggio con Francesco. Francesco chi? Certo non con il papa.
Sia lui che io, siamo ancora ben piantati nel nostro corpo mortale, anche se io un po’ meno bene di lui.
E Allora con chi? Con Francesco d’Assisi, naturalmente, che non è dir poco neppure così.
Ho voluto rivederne il film nella versione di Franco Zeffirelli, che anche se l’hai visto dieci volte, ogni volta che lo vedi ti ri-piace.
Così è stato per me, oggi. Volevo rivederne i turbamenti giovanili, la fin troppo insistita “affinità elettiva” con Chiara, la bellezza del piano grande di Castelluccio di Norcia, visto e riprodotto nelle diverse stagioni dell’anno, ognuna con il suo irresistibile fascino.
E poi la parte finale, l’incontro con il grande papa Innocenzo III, l’ottusità d’una Curia corrotta e corruttrice, e due delle frasi dell’ultima parte del film: Il papa che, parlando della sua Curia, ne parla come di qualcosa che si interessa solo “di ricchezza e di potere”; e subito dopo fa dire a uno dei cardinali presenti queste micidiali parole: “finalmente abbiamo un uomo che parla ai poveri, e li riporterà a noi”: perché la Chiesa per secoli ha fondato la sua ricchezza e tutto il suo servizio sulla generosità dei poveri e sull’arrivismo degli aspiranti al potere. Così m’è nato in cuore un prepotente bisogno di verità e di carità vera.
Saprò essere fedele ai propositi? Difficile dirlo: ma provarci sarà per me un dovere. Anche perché alla mia età non te ne resta molto di tempo da perdere.
Che Dio ce ne conceda a tutti il dono.
Don Antonio


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