Ieri notte

Ieri notte (29 maggio) vi ho lasciato dormire tranquilli. Non per scelta mia, ma a causa di una stanchezza che mi ha costretto, alle 23,30 a dirmi “ ma va a letto, va!”: a me che scambio sempre il giorno con la notte, tanto le mie notti sono vive e piene!
Piene di che? Ve l’ho gia scritto una volta, e solo per chi non mi ha letto allora dirò solo che la notte è spesso per me la parte più bella della mia giornata. E la più piena di pensieri, di idee, e dei suoni e dei canti che cantano la mia fede… e di memorie, che sono la parte più bella e preziosa delle mie notti di veglia. Ricordare e “rivivere”, vivere due volte quello che una sola volta non basta a esaurire.
Ma ieri la stanchezza era tanta che mi sono addormentato subito, e ho dormito fino alle 7 di stamattina (30 maggio). E subito il pensiero è corso lì, a un Corpus Domini senza bambini con tutta le famiglie al seguito, e ho dovuto pensare a quante cose ci hanno reso loro servi e chiavi: “liberi schiavi”, servi di cose di cui noi stessi abbiamo voluto farci servi; cose cui non sappiamo più rinunciare, pronti a scattare ogni volta che Re Sport e Regina Televisione ordinano di suonare l’adunata che si scioglierà solo quando i protagonisti degli eventi (così li chiamano ampollosamente) ci diranno e adesso basta!
Ieri (Domenica 29 maggio) pomeriggio invece, al Santuario, per il primo Giubileo della nostra storia come Porta Santa, ho vissuto due ore e venti minuti di preghiera intensissima e partecipatissima da tutti i presenti, i quali alla fine, mentre li salutavo a uno a uno, non finivano di dirmi un ”grazie” che mi commoveva.
E dopo cena, la coroncina del mese di maggio nel tempietto della Madonna delle grazie. Poi ho provato a mettermi al computer, per buttar giù la buonanotte. Ma più che ò la volontà poté la stanchezza. Dopo mezz’ora di guerra con il sonno ho gettato definitivamente la spugna come un pugile completamente suonato.
Ma nell’addormentarmi il mio cuore cinguettava come un usignolo.
Grazie Signore. E a chi ieri ha fatto festa con Te, benedicilo; e chi oggi ti ha lasciato per altre feste, dài, per stavolta cerca di chiudere un occhio.
Don Antonio

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