All’università, quando da professore………..

All’università, quando da professore, entrando in aula dicevo, sedendomi, “hodie lectio brevis”, scoppiava l’applauso. Perché questo significava che li avrei lasciati liberi prima.
E se oggi lo dicessi a voi? Immagino le lacrime… di felicità.
D’accordo, breve, ma giusto un poco se no, per la pena, finisce che non vi addormentate per niente.
Dunque domani è Corpus Domini, festa cara come poche al popolo cristiano di ieri, perché quelli di oggi preferiscono mandare o portare i figli in gita scolastica proprio nei giorni delle più solenni feste religiose.
Tanto la fede non è questione di feste. Anzi non è proprio questione per niente. La festa è nostra e la passiamo dove e come vogliamo. Ma di questo parleremo meglio a settembre, alla ripresa dell’anno catechistico. Che stavolta sarà senza sconti.
Così i quarantaquattro gatti che rimangono, sfileranno in processione in fila per tre col classico resto di due: spettacolo triste, tristissimo per chi ricorda le processioni del passato, tutta la gente in processione, vestita di gran festa, e le più belle coperte alla finestra a fare mostra: mostra un po’ di vanità, ma soprattutto di fede.
E gli altarini davanti alle porte di casa o sulla strada, e i bambini che facevano a gara a gettar petali di rosa e le ginestre dai loro cestini di vimini che si divertivano un mondo, sotto gli occhi orgogliosi delle mamme.
E gli uomini che facevano a gara per portare il baldacchino, o i lampioni, per guidar la processione che vociavano come al mercato. Un nome per tutti? Ercolino, naturalmente… e chi se no? Ma non era certo il solo.
Oggi è tutto diverso. Cambiato. In peggio, naturalmente. Come quasi tutto nelle famiglie e nello stesso concetto di famiglia.
Eh! Come si sente che il prete s’è invecchiato, direte voi. Oggi neanche ti ciecano.
Chiudo. Ma riprenderemo il discorso. Intanto mi rallegrerò nel vedere chi viene. Ma questa benedizione la mando anche a chi se ne va.
Don Antonio

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