Oggi mi sono svegliato, e m’è mancato qualcosa.

Oggi mi sono svegliato, e m’è mancato qualcosa.
Non avrei saputo dire che. L’ho capito verso mezzogiorno quando, in macchina verso l’Ospedale di Santa Maria della Misericordia per sottopormi alla radioterapia, mi son sentito
raggiungere da una chiamata al telefono che mi annunciava che Nicoletta era morta. Era la fine d’una dolorosa lunghissima malattia che alla fine ha stroncato la sua ancor giovane vita.
Subito ho capito cosa m’era mancato svegliandomi: il buongiorno delle nostre campane. Un suono che quando lo senti, quasi non ci fai caso, ma se poi non lo senti, subito t’accorgi che ti manca.
Ho subito pensato: che fare? Proprio ieri avevamo deciso di fermarle, fino a riparazione avvenuta.
Uno scintillio sospetto accompagna ogni loro movimento. Troppo pericoloso per chi al castello non ha più libero accesso, e per averne la chiave deve far domanda al comune e aspettar due o tre giorni per averla.
Ma come non suonar le campane se una giovane figlia di Casalina ci lascia? Se allo strazio della famiglia non si dà almeno il sollievo dell’ultimo addio della comunità che l’ha avuta suo membro? Rotto ogni indugio, si è deciso di far qui un’eccezione, e sulla morte di Nicoletta s’è potuto sentire il dolore e la preghiera di Casalina. Subito dopo l’ultimo saluto, su Casalina calerà di nuovo il silenzio delle sue campane, fino a lavori ultimati. Quel suono, quella voce ci mancheranno, come ci manca il suono della voce d’una persona cara ricoverata in ospedale.
Ci consolerà la certezza che Casalina non ne sarà privata per sempre. Sarebbe come mettere un tappo in bocca ai nostri morti che per noi le han volute. Era il 1400, come è scritto sulla più grande delle nostre campane. E le campane durano secoli, se se ne ha cura. Questo farà Casalina, già nei prossimi mesi.
Che Dio lo voglia. E Nicoletta l’abbia con sé nella sua gloria.
Don Antonio

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