La mattina del 24 marzo, giovedì santo….

La mattina del 24 marzo, giovedì santo per la Chiesa cattolica, papa Francesco ha celebrato, secondo l’antichissima tradizione, la consacrazione degli Oli sacri. Il papa ne ha approfittato per lanciare alla Chiesa di tutto il mondo, ma in particolare agli uomini di chiesa un messaggio ben chiaro. Questo:
«…tante volte siamo ciechi, privi della bella luce della fede… per un eccesso di teologie complicate”.
Io non vi infastidirò più di tanto con quelle teologie. Dirò solo che, secondo una mia quasi eretica convinzione, io considero quasi tutte le teologie una specie di sventura par la Chiesa e per la sua storia.
Quante eresie, in meno, quanti scismi, quanti roghi in meno per eretici e streghe avremmo avuto, specialmente nel secondo millennio, se non ci fossero state queste dispute, accompagnate spesso da scomuniche, persecuzioni, e perfino guerre di religione, non solo in Italia, ma nell’Europa tutta.
In questo ha perfettamente ragione papa Francesco, che però ha dimenticato di dire che non esistono teologie semplici, facili da comprendere e da mettere in pratica.
Di semplice nella fede, c’è solo la FEDE, quella che si scrive tutta con la maiuscola, quella, per intenderci, di mia madre, che quando mi sentiva parlare da giovane “teologo” quasi le facevo paura. Lei non ci capiva niente e a lei la fede andava bene così, perché la fede è come l’amore: lo vive bene non chi sa dire cos’è l’amore, ma chi sa amare, che è poi soltanto colui che sa che pretendere di amare senza soffrire è come voler salire sul Cervino senza fatica. Anche questo io debbo a Casalina: mi ha costretto a non parlare più da teologo, ma come un figlio parla a sua madre che non ha fatto i suoi studi. Così faceva S. Giovanni Bosco, che le sue prediche le leggeva a sua madre, cancellando ciò lei non capiva. Grazie San Giovanni Bosco, grazie a te, Mamma, e grazie a te, Casalina.
Benedizione. Don Antonio


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