Anche per assoluta mancanza di tempo vi dedicherò
stasera un mia lunghissima poesia, che non stancherà di sicuro.Eccola.
Sul petalo rosso
d’una rosa
una goccia di rugiada
riflette il cielo
vedo
in infinitesimo
racchiuso
l’universo
un insetto
si posa
indifferente
a dissetarsi
a quel piccolo cielo
e poi riparte
con quella goccia di rugiada
s’è succhiato
anche il mio cielo
Spero vi sia piaciuta. O forse qualcuno chiederà
“ E che vor di’?”
Ecco la mia risposta: tale è la vita umana;
tale è la tua speranza. Se l’una e l’altra, la speranza e la vita, non poggiano su qualcosa di solido, presto
qualcuno te le ruberà: come l’insetto quella goccia d’acqua, così qualcuno ruberà il tuo cielo.
Castelli in aria li chiamavano un giorno, quelli di cui la grande e sfortunata Gabriella Ferri cantava parlando di sé come di un’inguaribile sognatrice che «quando è sera comincia un’altra volta a fa castelli ma er giorno appresso me so crollati prima de vedelli».
Ecco la mia povera poesia voleva dire proprio questo: attenti ai sogni: possono mordere. È questa una scritta che andrebbe messa sulla porta di molti giovani sognatori che della vita conoscono solo le illusioni.
Don Antonio, che vi benedice tutti.