Siete mai stati arrabbiati?

Siete mai stati arrabbiati? È la mia domanda a voi stasera. E la risposta (garbata) che probabilmente qualcuno di voi vorrebbe darmi, se potesse, potrebbe essere questa: “Don Antonio, ma che dice? Ce ne fossero!” Le altre risposte, quelle sgarbate, le lascio a voi. Io le conosco, ma non le so dire. E nemmeno scrivere.
Ecco per me, oggi è una di quelle giornate. Perché? Beh, un motivo c’è certamente, ma non starò certo a scriverlo qui sopra. Del resto non interesserebbe a nessuno saperlo. Affari tuoi, mi direste. E infatti me li tengo.
Allora perché scriverne? Mi chiedereste, forse, potendo. Perché una buona risposta potrebbe anche servire a qualcuno: servire a rifletterci su, a imparare qualcosa. Un esempio: ero studente a Roma al Seminario Romano. Un giorno un mio compagno era arrabbiatissimo con la mamma che dopo tre giorni, non aveva ancora risposto a una sua lettera. Le scrisse una lettera assai arrabbiata anch’essa, rimproverandole il troppo lungo silenzio. Per tutta risposta, due giorni dopo ricevette anche lui una lettera della mamma. Contenuto: breve succinto e compendioso. “La rabbia della sera, tienila per la mattina. Tua madre”.
Il compagno ce la lesse e tutti noi ci sbellicammo dalle risa. Anche il figlio dovette ridere, e la rabbia passò.
Io sto tenendo presente questo simpaticissimo episodio per cercare di farmi passare, ridendoci su, la rabbia di stasera. Passerà, certamente. Non le consentirò di rovinarmi né questa buonanotte, né la Via Crucis di stasera, ne il sonno e il lavoro di stanotte, né la giornata di domani. Certo mi farò capire, e tutto tornerà come prima. In pace.
Usare parole dure non serve. Citerò un altro proverbio del mio tempo di seminario: si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto. Meditate gente! E fate lo stesso anche voi!
Don Antonio


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