Nudo uscii dal grembo di mia madre………..

«Nudo uscii dal grembo di mia madre,
e nudo vi tornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!».
In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto (Gb 1,21.22).
Come avete certo capito, quelle che avete letto sono parole attribuite a Giobbe, nel libro che ci parla di lui, delle sue disgrazie e della sua vittoria finale, grazie alla sua fede, alla sua obbedienza, e alla sua grande proverbiale pazienza.
Ma io non vi parlerò né di Giobbe né del suo libro, ma solo di queste poche parole, che Giobbe disse quando vennero a dirgli che aveva perso tutto: case, figli e tutti i grandi beni che costituivano la sua ingente fortuna. Parole che a me paiono un purissimo distillato di sapienza umana: un linguaggio tanto diverso da quello di certi “cristianucci” dalla fede piccola piccola e meschina meschina, per la quale noi crediamo in Dio solo perché lui ci salvi dai “pericoli e dalle disgrazie”. La preghiera come assicurazione contro le malattie e le disgrazie, un po’ come pregavamo da bambino, in casa, la sera, con la mamma che diceva il rosario e tutti noi rispondevamo: un rosario che non finiva mai per i non so quanti pater ave gloria per tutti i nostri morti, uno per uno.
E non era certo sbagliato. Lo sbaglio arrivava dopo, quando qualcuno, solo per aver pregato, pensava di poter pretendere che Dio fosse tenuto a fare ciò che gli viene chiesto. Che se non mi ascolta sarò capace di prenderlo a bestemmie in faccia come fossero sassi. Perché se non mi ascolta, che ho pregato a fare?
I veri saggi, invece, parlano come parlava Giobbe, che alla fine, però, anche lui ebbe il suo cedimento, da cui però si riavrà presto. Superata la prova, Dio lo ricompensò reintegrandolo nei suoi beni. E noi?
A noi basti fidarci di Lui. Non ci deluderà. E la sera potremo sempre addormentarci nella pace.
Per ciò che mi riguarda io mi fido di lui.
E in Lui vi benedico. Don Antonio

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