Da qualche parte del mio computer si nascondeva
qualcosa di cui non mi ricordavo più nemmeno d’avere scritto.
L’ho ritrovato per caso, incuriosito da un titolo
Che suonava così:
“Presto verrà la morte”. Eccola.
Ecco verrà la morte
dagli occhi vuoti
e il cuore spento
a reclamar la sua preda
e cantare vittoria
per una volta ancora
sul giardino bruciato
dall’arsura impietosa
o dal ghiaccio crudele
nessun peana
potrà levarsi
come giovane aquila
in volo…
Sul cadavere freddo
avranno già banchettato
gli avvoltoi
Data e luogo di composizione di questo allegrissimo canto”?
Casalina, 27, 6, 1999… Scritto e dimenticato lì. Com’è possibile?
Me lo sono chiesto e richiesto, in questi giorni,
sorpreso io stesso delle mie tetre parole.
Ho formulato un’ipotesi: possibile, non certa.
Erano gli anni in cui la mia malattia, cominciava a farsi
pesante. In diocesi tutte le porte mi restavano chiuse.
In parrocchia vivevo i giorni più tristi della mia “luna di fiele”.
Poi fu il trapianto, e nel mio cuore risuonò quel grido
che non s’è spento ancora “Ricomincio da 65”.
Da allora tutto è cambiato. Ora anche il virus che mi consumava
è morto: lui prima di me.
Così oggi un altro canto posso proporvi:
Presto verrà la morte
e sarà Vittoria il suo nome
e Cristo l’aquila dagli artigli gentili
che mi ha strappato a zanne
che non lasciano scampo.
Sulle sue ali volerò fino al Sole
che non conosce tramonto
per bearmi di luce inestinguibile
per i secoli eterni.
Maranathà! Vieni Signore Gesù. Ti aspetto! Don Antonio