L’Infinito


Ricordo bene quel tramonto lassù, a Finisterrae,
alla fine del mondo (questo in pratica significa quella parola latina) in quella sera lontana, con Sr. Anna, la cara suora spagnola che tutti voi ricordate con affetto.
Davanti a noi l’Atlantico. Visto da lassù, da quel promontorio selvaggio era per noi l’INFINITO!
Per gli antichi il mondo finiva lì. E di lassù forse, Dante cantò del “folle volo” di Ulisse, quando con i suoi compagni “mise sé per l’alto mare aperto”, e navigò finché il mare non gli si rivoltò contro quasi a punirlo di cotanto ardire, e inghiotti il piccolo legno e                 
“ ’l mar fu sopra noi richiuso”:
Chi glie l’aveva fatto fare, dirà forse qualcuno. Ce lo dice lui stesso, Ulisse. Queste le parole con cui convinse i compagni a seguirlo: “fatti non fummo a viver come bruti / ma per seguir virtute e conoscenza”.
Capito? I “bruti” per Dante sono gli animali, ai quali basta sopravvivere. All’uomo non può bastare: L’uomo ha altri ideali: “virtute (fortezza) e conoscenza”. Il mondo è cresciuto grazie a chi impara e mette in atto ciò che ha imparato.
Nessuno di voi dica: “io sono vecchio: quello che ho fatto ho fatto!”.
Non è vero: la tua vera vita ricomincia stasera! Ogni giorno è un nuovo inizio. Questo auguro a tutti: benedicendovi.
Don Antonio