Il 31 ottobre del 2017 saranno esattamente 500 anni dalla famosissima affissione delle altrettanto famose 95 tesi di Martin Lutero alla porta della Schlosschirche di Wittemberg, sempre che questa affissione ci sia stata veramente. Autorevoli storici hanno infatti messo in dubbio o apertamente negata la storicità di questo spettacolare gesto del frate agostiniano, episodio al quale viene un po’ universalmente associata la data di nascita della Riforma protestante. Secondo gli stessi storici, esse sarebbero state invece inviate, quello stesso giorno, ai vescovi tedeschi e solo successivamente sarebbero state rese di pubblica ragione (cfr. Iserloh Erwin, Lutero, tra Riforma e Riformazione. L’affissione delle tesi non ebbe mai luogo, 1968).
Difficile, sicuramente, rinunciare alla suggestione del frate vestito di nero che, martello in mano, appende di persona la celeberrima lista alla porta della Chiesa del Castello della cittadina universitaria tedesca.Unfatto abituale per l’epoca, secondo gli storici, dato che le porte della Chiese fungevano un po’ da bacheche nell’epoca di cui stiamo parlando. Chiunque abbia avuto la ventura di sostare davanti a quella porta, non può non aver provato almeno la speranza che qualcosa di vero ci sia in quel racconto. Non che sia così importante per la storia, ma per la pittura e per la poesia e per l’immaginario collettivo certamente sì.
Ma torniamo a parlare di cose “serie”.Perché ne parlo con quasi due anni di anticipo da quella data fatale e da quell’evento? Perché giorni fa ho ritrovato un mio appunto con un pensiero appena abbozzato. Questo: “Quasi esattamente 500 anni dopo Lutero, Francesco sembra voler lanciare la sua grande riforma: LA RIFORMA CATTOLICA. LasuaRiforma non sarà dogmatica, ma morale, etica, canonica,ecclesiologica.Per una Chiesa veramente cristiana. E veramente cattolica. Ma solo nel senso che il suo scopo sarà quello di rendere davvero cristiana la vecchia Chiesa cattolica e romana”.
Una pia illusione, la mia, o una speranza fondata su qualche fatto oggettivo, costatabile, accertato? La speranza va tutta in questo senso, ma una speranza non è mai una certezza, anche perché, quando si sarà avverata,essa non sarà più una speranza.
È certamente un fatto che il più grave cruccio e la croce più pesante che questo papa si sente obbligato a portare, consistono nel vedere una Chiesa tanto divisa e contraddittoria al suo interno quanto sa mostrarsi unita e coesa nelle occasioni da parata, che però ormai (se purtroppo o per fortuna è tutto da vedere) non incantano più nessuno. Una Chiesa che razzola tanto male quanto sa predicare bene, salvo poi lasciar esplodere scandali che, se fossero pugni sarebbero capaci di stendere a terra un toro, ma non la curia romana. Così facendo essa aggrava sempre più la sua situazione di fronte a quel mondo al qualeessa sa di essere stata mandata e in funzione del quale essa esiste e agisce.
È questa una situazione che ha le sue radici nel tempo in cui il lungo pontificato di Giovanni Paolo II ha consentito ai diversi poteri paralleli di radicarsi ed espandersi e rafforzarsi sempre di più, fino al punto di potersi permettere di puntellare, perché non gli accadesse di crollare improvvisamente, ciò che rimaneva dell’aitante atleta sul trono di Pietro, perché non avesse a scenderne anzitempo, finché i giochi non fossero fatti in vista del “giusto successore”. Chi potrà dimenticare quel volto disfatto, assente, più spesso addormentato che desto durante i pontificali e le celebrazioni ufficiali, le mani e la testa tremanti per il parkinson, la bava alla bocca, quell’indimenticabile gesto di stizza e quasi di disperazione dalla finestra del Palazzo apostolico per non riuscire a dire una sola parola a chi in piazza e in tutto il mondo quella parola aspettava con ansia?
Benedetto XVI ne fu la prima e più illustre vittima sacrificale, ma anche di gran lunga la più lucida e critica. Fino al colpo di genio assoluto: a quell’imprevedibile epifania dello Spirito rappresentata dalla sua arditissima, efficacissima,lucidissima decisione di rimettere il suo mandato nelle mani della Chiesa, sulla base della sola “ingravescente aetate”.
Da quel parto sacrificale (mi torna ancora utile questa parola, perché non saprei con quale altra sostituirla) nacque un nuovo papa, e probabilmente un nuovo papato, e la vera Chiesa del Terzo Millennio, di cui già qualcosa si vede e sappiamo, ma che in realtà è ancora tutta damaturare e da scoprire.
Perché Francesco è un vulcano che dà sempre più frequenti ed evidenti segni premonitori di un risveglio di cui è difficile intuire fin d’ora la potenza e gli effetti, ma la cui vera esplosione è ancora di là da venire. Che chi vivrà vedrà.
Perché dopo un avvio promettentissimo per i segni, ma ancora un po’ in sordina per le eruzioni in sé stesse, ora quella bocca di vulcano sembra non poter più contenere in sé stessa quello che gli ribolle in grembo.
Eccolo allora accelerare il ritmo e la distanza dei viaggi apostolici, sempre più audaci; due mezzisinodi a un solo anno di distanza, encicliche, un’altra che è attesa per l’anno prossimo come pure un’altra GMG; e poi grande movimento diplomatico su scala planetaria, riforme in Curia e riforma della Curia, rivoluzione nei criteri di scelta dei vescovi senza più rispetto per le tradizioni inveterate (sedi cardinalizie senza più cardinali), preti di “strada” nei posti riservati fino a ieri alle porpore, a danno dei dignitari in carriera; riforma dello IOR e della Sacra Romana Rota, dei processi penali e delle pene detentive nelle prigioni del Vaticano.
Unico neo, ai miei occhi, quel per me incomprensibile buco nero della tolleranza zero, assolutamente inspiegabile nell’appassionato araldo della Divina Misericordia al di là e al di sopra di tutto. Non è certo tolleranza o complicità verso i colpevoli dell’odioso delittoche si chiede, ma che nessuno venga escluso dall’abbraccio di quella misericordia a 360 gradi. Perché, se Francesco va a passare i suoi natali in prigione con gli assassini e i corrotti,non dovrebbe volere o poter andare a visitare in carcere anche i più infelici dei suoi figli preti? Possono bastare i loro odiosissimi abusi per escluderli dalla Misericordia? Ci sono dunque porte inviolabili anche per la Misericordia divina? Ma non è proprio al peccatore più grande che va offerto proprio il perdono più generoso? Che non vuoldire affattoincoraggiamento a ripetere, ma incoraggiamento a non disperare di Dio.
Questo è il mio principale punto di disaccordo con l’altrimenti amatissimo papa Francesco, il papa che, come ho già più volte scritto, darà il nome al XXI secolo e molto probabilmente allo stesso intero Terzo Millennio (comefu di Gregorio VII per il Secondo).
Su altri punti, ma questi molto meno importanti, qualcosa da ridire potrei anche trovare. Per esempio la recente esposizione della Sindonea Torino. Sulla quale andrà detto che delle due l’una: o è un’icona, e dunque un manufatto umano, e allora potrebbe benissimo essere esposta sempre, salvo controindicazioni per la sua conservazione; oppure si crede davvero che nel suo caso ci sia del soprannaturale, e allora prima di indire altre “ostensioni” (già il nome contiene in sé un effetto bomba) vanno prima demolite, con assoluta evidenza, una per una le conclusioni dei risultati delle analisi al carbonio 14 che il loro responso lo hanno già dato fin dall’era Ballestrero. Perché la presunzione scientifica va ora proprio in quel senso e l’obbligo della prova grava tutta sui sostenitori dell’autenticità del lino. Fino a quel momento non potrebbe in alcun modo essere offerta come autentica reliquia del sacrificio della croce.
Un’altra manifestazione del suo quasi frenetico attivismo attuale, sarà l’ostensione delle spoglie mortali di Padre Pio da Pietrelcina a Roma in occasione dell’anno santo della Misericordia. Amo molto Padre Pio che mi ha anche accettato per suo figlio spirituale. Ma a parte il mio affetto per il Padre, a me pare che le tombe dei Santi Pietro e Paolo potevano anche bastare. Se son bastate per sette secoli!
Che tutto questo dipenda dalla sua sensazione che il suo pontificato non potrà essere lungo, come lui stesso ha confessato? Se così fosse,non si potrebbe non capirlo. Ma le idee hanno bisogno del loro tempo per maturare e per imporsi. L’arte della maieutica deve saper tener conto della legge dei nove mesi.
Una critica la mia? Assolutamente no. Soltanto un far presente che tutti camminano solo con le proprie gambe e che ben pochi nella Chiesa ne hanno due come quelle di Francesco. Intanto egli ha saputo riguadagnare terreno su Lutero e molte delle 95 tesi del riformatore tedesco sono ormai patrimonio comune sia dei cattolici, sia dei riformati. E molto di questo merito va attribuito proprio a papa Francesco, il quale sa però molto bene che in montagna una guida che arrivasse da solo alla vetta o tornasse da solo alla base non potrebbe andar fiero del proprio lavoro.
È esattamente quello che finora è riuscito a Francesco di farenelle due sessioni del sinodo sulla famiglia. Una iniezione di fiducia per tutti noi, che aspettiamo impazienti le prossime mosse della Sua Riforma Cattolica, cui Francesco sta lavorando con tutte le sue forze. E che Dio coronidi successo le sue fatiche.