Quante volte ti sei domandato, nella vita
– amico che mi leggi prima di andare a letto
o di spegner la luce – se valeva davvero la pena che
chi t’ha messo al mondo ti trasmettesse, con la vita,
anche la sua fede?
E quante volte t’è capitato di pensare e di dirti
che tutto considerato era meglio di no?
Più libero e senza tanti problemi di coscienza.
Una volta mangiato, bevuto, giocato, lavorato,
guadagnato, fatto l’amore, girato il mondo,
cavate tutte le voglie che ti sei potuto cavare,
puoi anche dire alla fine: “Non è andata male.
La mia parte l’ho avuta. Non piango e non rimpiango niente!”.
Può starci. Con un però.
Un però che ci viene da qualcuno che della vita
ha conosciuto solo i triboli e le spine. Sempre malato
non ha potuto o saputo far niente nella vita.
Perfetto signor nessuno, prego, s’accomodi:
la sua fossa l’aspetta”.
Ecco è davanti a lui, povero cristo, che io dico:
“Bella, grande la fede che Tu gli hai dato, Signore,
grazie alla quale non ha dovuto chiedersi mai
“che son vissuto a fare?”.
Quando sarà davanti a te, Signore ricordati di lui.
Conta tutte le lacrime e i sospiri
d’un cuore cui nessuno ha mai risposto
con un sorriso o un bacio.
Per lui, per loro dico a te, mio Dio :
“Grazie per esserci, per averci dato la fede! E una speranza oltre la morte”.
Perché così a Te è piaciuto.
E così piace anche a noi.
Vi benedico tutti.
Don Antonio.
Quante volte….
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