Lo sapevate che Gesù ama fare scherzi?


Davvero! È già la seconda volta che succede. Forse perché qualche volta s’annoia dove sta. Che volete?, lassù dove sta, in paradiso, sempre la stessa solfa, tutti i santi giorni, gli angeli e i santi a cantare in coro…
Così ogni tanto chiede al Padre il permesso di fare un salto laggiù, sulla terra. E poco importa se il Padre, contrariato, gli risponde: «Figlio mio, hai proprio la testina dura, eh?! Non ti è bastato quello che t’hanno fatto allora?».
Comincia sempre così, ma alla fine il Padre, un burbero benefico dal cuore d’oro, il permesso, ogni tanto glielo dà. Ogni tanto però, proprio un gran tanto!
La prima volta successe addirittura 1209 anni dopo che Gesù era venuto in terra a Betlemme. La fine di quella primissima volta la sapete. Era finita tanto male, che da allora il Figlio se n’era stato buono buono, per qualcosa più d’un millennio, in Paradiso, che poi, oltretutto, dev’ essere proprio un bel posto, almeno dicono!
La seconda volta è proprio di questi giorni, che di anni ne son passati altri 805. Nient’altro. Peggio di Celentano o di Benigni in tv. Che se lo imitassero un po’ più da vicino anche loro…!
La prima volta era successa a Greccio, in quel di Rieti, e di quella visita ne ha risentito poi tutto il mondo. Questa volta è successo a Roma, e da Roma ne ha risentito per ora solo un po’ l’Italia, ma in futuro chissà?
Mi spiego meglio: la prima volta Francesco, un povero straccioncello nato ad Assisi vagabondava nei pressi del lago di Piediluco (gli piacevano molto i luoghi belli, di montagna o di lago), che gli vengono a dire che a Greccio c’erano branchi di lupi sempre affamati che facevano strage di pecore. Francesco gli sembrò che lo invitavano a nozze, perché lui coi lupi ci sapeva fare – chiedere a Gubbio per credere –, e sentendosi chiamato a nozze non se lo fece dire due volte. In quattro e quattr’otto sbrigò la pratica. Naturalmente di lupi non se ne vide più nessuno, ma per non annoiarsi, visto che era vicino il Natale, Francesco pensò: “e se m’ inventassi il presepio?”.
Detto fatto: si fece portare una pastora che aveva partorito da pochi giorni e le disse: «Tu sarai la Madonna e ‘l tu’ bimbino sarà Gesù… Gesù bambino”. Che te pare?». La donna stralunò gli occhi “Io la Madonna! Ma vo’scherzate! Mica so’ vergine io! Se ci’ò sto figlio, come posso esse vergine?
«Embeh? – je fece Francesco, poverello di Dio – perché la Madonna n’ce l’aveva ‘n figlio?». La donna gli disse: «E sì, ma lei era vergine, ma io, seh! ciao Francé!, vergine io! Te raccomanno!».
Francesco ci rise su «E che t’ emporta che nun sèe vergine; abbasta che se’ mamma!… E adesso basta: pija l’tu’ figlio e mettiti a sedé qui, sopra sta paja, fra ‘sto bove e ‘sto somarello. E canteje la ninna nanna… ma senza addormentatte tu».
E fu allora che s’udì per la seconda volta nella storia, il coro degli angeli del cielo che cantavano “Gloria a Dio nei cieli e pace agli uomini in terra!». Anche quella notte nacque qualcosa sulla terra: nacque il presepio, che oggi sono in tanti in Italia che vorrebbero cancellarlo e sopprimerlo, perché dice che dà fastidio agli immigrati, a quelli che non credono in Cristo, e per rispetto a loro si deve abolire il presepio. Ma se capisce lontano un chilometro che l’ fastidio lo dà a loro, non agli immigrati.
Così Gesù sembra che abbia deciso di ritornare in terra per rimetterci un po’ le mani lui stesso e dato che di porcherie se ne sentono tante, pare che Gesù abbia detto al Padre, «A Pa’, io ce riprovo!». «E dove vorresti andare a pericolarti?» gli fa il Padre. «A Roma, Papà». «A Roma? Ma se’ matto? Sai no cos’hanno fatto lì a Pietro e a Paolo! Dimmi che vuoi scherzare… Se non ci sono manco i lupi!?». «Non ci sono i lupi?» chiese sorpreso Gesù, «ma non lo vedi che è peggio? Li ci sono le arpìe, che prima mangiano e poi sporcano. E questo accade pertutto, a Montecitorio come in Vaticano; pertutto!».
Questo accadde due anni fa, quando il vecchio inquilino del Vaticano, di nome Benedetto, parlava spesso di sporcizia nella Chiesa. Così il Padre gli aveva risposto: «Figlio mio, lascia stare, non c’è niente da fare. Se tanto ci fosse Francesco! Ma adesso a Roma c’è Bertone!». Gesù fu colpito dalla risposta del Padre, e concluse che il Padre era più saggio di lui.
Ma quel pensiero continuò a frullargli per la testa. “Io a Roma ci voglio andare, a ripulirla un po’ dalle arpie, sia quelle di Montecitorio e di Palazzo Madama, sia quelle del Colle Vaticano. Così, frulla oggi, frulla domani, il cervello spremette l’idea buona.
Gesù allora, in gran segreto, chiamo lo Spirito Santo e gli fece dice: «Spirito Santo, io e te siamo sempre andati d’accordo; oggi ti metto alla prova: trova il modo di rendere vacante il trono di Pietro. Ne ho bisogno”.
«Perché vuoi farti papa?» chiese lo Spirito Santo. «No, che dici? Di croci me n’è bastata una». «Allora?» gli fa lo Spirito Santo. «A te lo posso dire, ma è un segreto: ho bisogno di un Francesco sul trono di Pietro». «E io che c’entro?» gli fece lo Spirito. Armandosi di pazienza, per evitare uno scatto d’ira, Gesù gli rivelò il suo piano.
«Le cose stanno così: io vorrei tornare nel mondo, a Roma…». Lo Spirito Santo, al colmo dello stupore, lo interruppe bruscamente: «A Roma?! Sei fuori di testa?». «No – gli rispose tranquillo Gesù – mai stato così bene di testa. Ascolta. Tu mi liberi il trono di Pietro e i cardinali dovranno convocare un conclave. E allora tu mi lavori i cardinali e mi farai eleggere un altro Francesco d’Assisi? A me quello piaceva davvero» sospirò. «Ingegnoso – rispose ammirato lo Spirito Santo» ma di grazia dove lo trovo un Francesco? Ad Assisi non ce n’è più manco l’ombra».
Gesù, tranquillo e con uno sguardo deliziosamente furbetto, disse: “Sai, pensavo a quel certo Bergoglio… sì, vedo che hai capito, quello di Buenos Aires, un brav’uomo, un gesuita che ha un po’ sdirazzato, più francescano che Compagnia di Gesù; ti rendi conto? Gli piacciono i poveri e la povertà. Sono convinto che in Vaticano ci farebbe una bella figura».
«Hai ragione, ci faremo una bella figura». Gesù gli fece: «Allora sei anche tu della partita?!» «Perché avevi dei dubbi?… Ma adesso sei tu che devi darmi un consiglio: dimmi un po’, come posso convincere il Padre a rimandarmi in terra? Si fida più della tua sapienza che della mia generosità. Come posso convincerlo a mandarmi ancora in terra? Sai che il Padre, dopo quello che mi han fatto la prima volta, non vuol più sentir parlare d’un mio ritorno laggiù».
«Lasciami pensare un minuto», rispose lo Spirito Santo. «Dunque: le chiese vuote per la capanna, qualcosa da mangiare per il latte delle pecore, i vestiti smessi per la lana; il tutto per una nuova speranza di vita finalmente umana… vera… Ok, mi va, m’hai convinto».
Gesù: «Te Deum laudamus».
E fu così che quel giorno di Natale tante chiese che gli anni passati erano rimaste vuote per mancanza di fedeli, furono piene, giorno e notte di gente che in chiesa mangiava, dormiva, parlava e faceva festa perché era Natale anche per loro.
In fondo era sempre un presepio. Senza più statuine, solo uomini veri».
E tutto per AMORE DI DIO.
Così parlarono tra loro, quel giorno, Gesù e lo Spirito Santo. All’ insaputa del Padre.
Ma il Padre che tutto aveva ascoltato di nascosto, da dietro a una nuvoletta, sorrise tra i baffi e la barba.
Sì, sarebbe stato davvero un bel Natale. Anzi bellissimo.
Parola di Dio!

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