Il problema del cristianesimo sono i cristiani


Giovedì scorso, da Bruxelles, Renzi ci ha mandato a dire che il problema dell’Italia non sono le regole, perché di regole ce ne sono fin troppe: il nostro problema sono i ladri! Il senso è più che chiaro: le regole, fossero anche le migliori del mondo (ma non è certo il caso dell’Italia) servono a poco se poi nessuno le osserva.
Prendete, appunto, l’Italia: quante centinaia di migliaia di leggi ci sono? Si parla, se non ricordo male, di alcune centinaia di migliaia di leggi, ma chi le osserva? Viene in mente il primo Don Camillo di Giovannino Guareschi, quando con bonaria ironia ci spiega che nella Bassa emiliana del dopoguerra, quando si decideva di fare un nuovo paese, prima si costruiva la Casa del Popolo, poi la chiesa. A che serviva la chiesa, se poi si sapeva che nella Bassa emiliana nessuno mai andava in chiesa? È chiaro: solo per poter fare uno sgarbo al prete. Che dispetto sarebbe non andare in chiesa se non ci fosse una chiesa? E a chi lo faresti il dispetto se il prete non c’è?
Che c’entra tutto questo con il cristianesimo e i cristiani? Secondo me c’entra e come! Ci si è chiesti a lungo, negli ultimi anni, quali possono essere le cause della profonda disaffezione per la fede cristiana e per il cristianesimo come religione dominante in Europa e soprattutto in Italia. Le chiese sempre più vuote, gli altari che non attirano più né i fedeli per la comunione né gli sposi per le nozze, i confessionali sempre meno affollati, l’unzione degli infermi che o si dà in un rito comunitario simpatico o lo trovi più solo negli ospedali dove ci sono cappellani, i battesimi sempre più ritardati o tralasciati del tutto, la confermazione sempre più trascurata, sempre meno richiesta, sempre più sacramento dell’addio; lo stesso ordine sacro, decimato per la fuga e per la morte di un numero ingente di preti, per i quali solo in questi ultimi anni si comincia a parlare di una sia pur timidissima ripresa.
Di fronte a un quadro tanto difficile c’è chi si azzarda a dire che è la religione cristiana che risulta ormai inaccettabile per la mentalità dell’homo novus, dell’Homo technologicus, troppo critico, troppo esigente nella ricerca dei perché e dei percome.
Di fronte a un tale bollettino di guerra l’assioma di Renzi ci mette sulla buona strada e noi lo potremmo rendere così: il problema non è il cristianesimo, il problema sono i cristiani. Non è di Gesù di Nazaret che gli uomini sono stanchi: essi lo sono di tutti quelli che o nel suo nome, o facendosi scudo del suo nome pretendono rendere digeribili tutti gli errori e gli orrori che gli uomini hanno saputo perpetrare in suo nome nella storia lontana e recente del cristianesimo.
Oggi ne abbiamo scoperto un altro di orrore, quello denunciato dal quotidiano inglese Daily Mail e ripresa dalla stampa italiana di mercoledì scorso, 4 giugno, accaduto in un passato ancora recente, in Irlanda: una fossa di cemento pieno di ossa umane, soprattutto di bambini, ritrovata nell’orto di un convento femminile, conosciuto nel posto come The House (la casa) destinato ad accogliere e a provvedere ai bambini figli del peccato, cioè nati da madri non sposate. Nella casa trovavano accoglienza spesso anche le mamme, le quali erano poi trattate come serve addette ai lavori più umili e faticosi, cibo scarso e scadente. Lo stesso per le loro creature, le quali, a giudicare dai resti conservati nella cisterna-deposito-cimitero, presentavano tutti segni di malnutrizione, di stenti e di assoluta mancanza di igiene.
La dolorosissima storia di queste case irlandesi, dove suore probabilmente esse stesse frustrate per essere finite in un luogo non liberamente scelto da loro, sfogavano la propria frustrazione nel maltrattare e umiliare le donne che s’erano “macchiate” d’una maternità non legittima (non importa se fosse per scelta o per violenza o per bisogno) è stata portata a conoscenza del grande pubblico da un film famoso che rappresentò un vero colpo di frusta sulla facciata decrepita di tante vecchie istituzioni religiose di assistenza a quelle sventurate creature (The Magdalene sisters, di Peter Mullan, Leone d’oro a Venezia 2002).
Per le famiglie, la reclusione in case come quella, rappresentava l’unico modo per riscattare il proprio onore compromesso dalla vergogna meritata, o anche solo subita (nel caso di stupro), su una loro figlia. La speranza era che alla sventurata, avendo già scontato il suo inferno sulla terra, fosse risparmiata la condanna eterna nell’altra vita.
Il film provocò scandalo e reazioni severe da parte cattolica: «provocazione rabbiosa e rancorosa» sentenziò il giornale vaticano, provocando a sua volta altre reazioni sfavorevoli, per la pretesa di negare o almeno di nascondere la realtà storica.
Il nuovo episodio è la conferma di come certi costumi e pregiudizi fossero tollerati in quel mondo ultracattolico e chiuso che era l’Irlanda. Più o meno 800 corpi di bambini ammassati, senza sepoltura vera e propria, in una specie di fossa comune, senza esequie: solo, forse (è verosimile pensarlo) una frettolosa aspersione d’acqua benedetta su quei poveri corpi, lasciati cadere sul mucchio sottostante, prima di richiudere la vorace bocca di quell’orribile fossa comune).
Colpisce dolorosamente la reazione sdegnata e intollerante della stampa vaticana dell’epoca . Colpisce ma non meraviglia: s’è mai saputo d’un regime assolutista (e tale è stato e per certi versi lo è ancora il Vaticano) che non cerchi di coprire le malefatte degli uomini a cui affida la sua difesa? Non ne sono piene le cronache anche da noi in Italia, che un paese assolutista non siamo? Quanti segreti di Stato, quante collusioni, quante complicità? Quanti insabbiamenti, quante secretazioni di atti e verbali? Ora che tanti reati stanno venendo a galla, ci sembra di annegare in un mare di belletta nera.
La speranza è, per ciò che riguarda il Vaticano dei nostri giorni, che Francesco possa continuare la sua azione di pulizia e di moralizzazione dello Stato pontificio. Che il papa, deposte le regole della diplomazia e della politica tradizionale fra le potenze mondane, riesca a convertire sempre più il Vaticano e con esso il mondo, alla logica semplice e sublime del Vangelo: la logica del sì, sì; no, no (Mt, 5,37). Sarebbe l’unico modo per distinguerlo (e distinguerci) da tutti coloro che ritengono che se il mondo è andato sempre così, così conviene prenderlo: raddrizzare le zampe ai cani vuol dire azzopparli.
Guardiamoci un poco intorno. Non è tutto da vomito? Quello che accade a Venezia è già accaduto a Milano, a Taranto, a Genova, a L’Aquila, a Palermo, a Napoli e un po’ dovunque in Italia. Gente mai sazia, che mai niente le basta, consumata da un verme solitario che non morirà finché lui non avrà ammazzato prima chi lo nutre. Non amo Grillo, volgare capopolo multimilionario in euro, ma mi ritrovo nel suo “è tutto uno schifo”. Anche lui, non fosse altro per il modo in cui parla.
E mi chiedo: ma in che credono questi? O non son tutti battezzati? E che vuol dire per loro il battesimo, e la fede, e Cristo stesso? Che modelli potrò io proporre a chi cristiano non è? “Non ti resta che piangere”, mi dice dentro una voce. Alla quale io rispondo tignoso: «No! Mi resta Cristo e il suo papa, Francesco. E per andare ancora un po’ avanti, mi basta.