E il dì futuro del dì presente più noioso e tetro


Una mia abituale Lettrice, mi parla, a proposito del mio ultimo articolo, «della compatta oscurità del mio pessimismo». Ciò non preclude poi che l’articolo le sia «piaciuto davvero moltissimo».
Non è neanche la prima volta che mi fa notare quella che oggi (questo sì per la prima volta) ha chiamato con efficace metafora una «compatta oscurità».
Non posso non darle ragione. Ma ciò non basta a cambiare il mio stato d’animo di fronte a una realtà che mi sembra ogni giorno più opaca e volgare. Dovunque mi giro, ciò che balza immediatamente ai miei occhi è proprio «la compatta oscurità» del mondo che mi circonda. La mia Lettrice ha certamente ragione quando mi fa notare, che sì, sarà anche vero che c’è tanto male nel mondo, «eppure se si pensa anche a quanto c’è di buono, di migliore oggi rispetto al passato (in ogni senso!), alle possibilità accresciute, compresa la possibile libertà, anche se molti sono sempre più cuciti alle loro schiavitù e cercano di asservire altri; alle tante persone buone che abbiamo accanto, conosciute e sconosciute, il cuore si riempie di gratitudine. E non è solo una cosa individuale ma storica, comunitaria. Anche nella chiesa, a riguardo della quale sono amarissima in questo momento, come non riconoscere quello che è aperto oggi, e non lo sarebbe stato mezzo secolo fa? Se io, per esempio, fossi nata nel 1905 anziché nel 1955, avrei mai potuto studiare teologia? E come non pensare che qualche secolo fa nella chiesa i reati di opinione davano luogo anche a una condanna a morte, dopo processi svolti come sappiamo? Oggi perlomeno si è instaurata una prassi di libero dibattito sulle ‘cose di chiesa’ che prima sarebbe stata impensabile. E’ l’unico frutto del Concilio che non riusciranno mai a cancellare, per quanto facciano… Ecco, ora penso anche ai progressi della medicina e della tecnica chirurgica, per nominare una cosa che in diverso modo ci riguarda entrambi: con un problema al fegato come quello che avevi tu, ti sarebbe stato possibile, fino a pochi decenni fa, ‘ricominciare’ con questa vitalità rinnovata e avvalorata?».
Verissimo, tutto assolutamente, meravigliosamente vero. Epperò…
Però non mi basta per deporre il mio pessimismo strutturale sull’uomo. Proprio: strutturale. Cioè non episodico, contingente, congiunturale. È l’umanità intera che è strutturalmente incapace di uscire dalla sua dolorosa negatività. Non è questo che gli antiteisti, tipo Hawking e Dawkins sostengono? La sentenza di Hitchens – in questo senso è una condanna a morte definitiva: «Dio non è grande. La religione avvelena tutto». È quanto quei profeti d’un universo e d’una umanità senza Dio vanno predicando al colto e all’inclito.
Non è questo il segno che l’umanità, non solo è incapace di produrre salvezza, ma perfino di riconoscerla e di accettarla quando le viene offerta; anzi, che sa arrivare al punto di attribuire a Chi le fa dono di quella salvezza, la causa e la rovina morale dell’intera storia umana.
«La religione avvelena tutto» ci mette in guardia Hitchens, e tutti gli altri sono d’accordo con lui. Non è questa una specie di commedia degli orrori, in cui il gioco delle parti si fa talmente ardito e spregiudicato da rovesciare radicalmente i ruoli, sì che nessun personaggio assomigli più a sé stesso, e di ognuno si possa dire “a che gioco giochiamo?”.
Qualcuno forse ricorderà, dai suoi studi liceali, il celebre Inno a Satana, del Carducci, nel quale una gran parte degli attributi da sempre gelosamente riservati a Dio vengono usati anche per il suo rivale dichiarato, quello stesso Satana che lo ha spodestato: «A te, de l’essere / Principio immenso / Materia e spirito / ragione e senso…». Qui Satana diventa il principio, il motore d’ogni progresso in perenne lotta con il dio della tradizione ebraico-cristiana, non per nulla chiamato sempre col suo nome “simil/ebraico” Geova. Un dio spodestato «Ghiacciato è il fulmine / a Geova in mano».
Pur variamente, e anche molto severamente letto e compreso, questo inno a Satana ha qualcosa di grandioso: è la rivincita di Lucifero sull’arcangelo Michele: «Vedi: la ruggine / rode a Michele / il brando mistico, / ed il fedele / spennato arcangelo / cade nel vano». È la fine di un mondo, anzi di un universo: «Meteore pallide, / pianeti spenti, / piovono gli angeli / dai firmamenti». È la fine del «…dio / de’ rei pontefici / de’ re cruenti». È la rivincita di Satana che, vistisi arsi e distrutti i templi che la felice paganità gli aveva eretto, si vide accolto nei casolari della plebe (pagani, da pagus-villaggio), aspettando il tempo della sua rivincita.
Ora quel tempo è arrivato: con la modernità, con il tempo della ferrovia (simbolo del progresso tecnologico dell’Ottocento). In questa rivincita del già sconfitto Satana, anche frammenti di Chiesa, secondo il Carducci, ebbero parte: Savonarola, Lutero, e prima ancora Abelardo ed Eloisa: «Dal chiostro mormora / la ribellione». Il poeta sente che il tempo è giunto: «Grido mandate / s’innova il secolo / piena è l’etate».
Non sfuggirà a nessuno la citazione da san Paolo: «E quando venne la pienezza del tempo» (Gal 4,4). Di qui il grido di vittoria: «Salute, o Satana / O ribellione / O forza vindice / De la ragione!/ … Hai vinto il Geova/ De i sacerdoti».
Dunque questo è il punto: il progresso (Satana) ha sconfitto il Geova (dio) dei sacerdoti.
Da allora la disfida non si è più placata né interrotta e ha per posta la morte di Dio. Ora c’è sempre chi inneggia al progresso come alla panacea universale per tutti i mali dell’uomo: dobbiamo solo avere pazienza: vedrete, con il progresso della scienza, la giustizia, la sapienza, la verità quella vera (non la falsa sapienza dei predicatori di superstizione e della sottomissione alle forze oscure dell’ignoranza) avranno inesorabilmente la meglio. Guardate quanta strada s’è fatta. Come non essere certi che altra ne faremo ancora? Basterà saper attendere.
Ecco il punto: io non so attendere. A me non interessano le sorti future dell’umanità, perché io non credo all’umanità (cioè non credo che esista l’umanità): puro concetto, puro flatus vocis. E non credo neanche nell’umanità (cioè non credo affatto che gli uomini sapranno prima o poi costruire quella «gru colossale» che secondo i giovani di Up with the People volevano costruire a Milano, già negli anni Sessanta. Sarebbe dovuta servire «a tirare il mondo fuori dai guai». Ne a Milano né a Houston ieri, né oggi o domani a Shanghai o ha New Delhi, sapranno e potranno mai costruire quella gru.
Perché tutto ciò che l’uomo riesce a costruire di grande e di potente, potrà essere sempre usato per scopi diametralmente opposti a quelli per cui una cosa è stata pensata e costruita. Lo comprese subito Alfred Nobel, l’inventore della dinamite, che quella sua strepitosa scoperta – che nelle intenzioni dello scienziato avrebbe dovuto e potuto essere tanto utile nei lavori di sterro, in miniera ecc. – avrebbe potuto trovare infinite e tremende applicazioni sul piano bellico e terroristico. A prevenire questo uso perverso della sua scoperta, istituì l’omonimo premio per la pace. Ma ciò non ha certo impedito che gli usi perversi della dinamite vedessero la luce.
Questa è la sorte di tutte le più grandi scoperte dell’umanità; e più la scoperta, o l’invenzione, o l’intuizione è grande, tanto più mostruose potranno essere le sue applicazioni. Non è così per la libertà di movimento fra i popoli? Non è sfruttando questo diritto di libertà che proliferano gli attentati kamikaze e lo spaccio di droga? Non è con l’uso dei telefoni cellulari, che si diffondono con la velocità della luce le immagini e le notizie più infami? Non è la democrazia –la più evoluta forma di governo del popolo – il terreno di coltura più fertile per tutte le voglie, le fregole, le smanie di carriera e di potere che oggi il mondo conosca (dopo la dittatura certo).
Pessimismo dunque? Forse. Io però lo chiamo realismo. Io so che nessuno potrà agire contemporaneamente sui sette miliardi di uomini che oggi siamo nel mondo. E so che a governare spesso non sono i migliori, ma i più ambiziosi, i più violenti, i senza scrupoli. Una prova? Non avete l’impressione che il nostro Paese stia oggi affogando in una questione morale che nessuno sa, o vuole risolvere?

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